Una lunga e dolorosa storia che si chiude con un’assoluzione piena: il fatto non sussiste. Finisce così l’incubo giudiziario vissuto da tre militari della Guardia di Finanza in servizio a Taranto, finiti al centro della bufera per le indagini che hanno smantellato il presunto gruppo criminale facente capo a Michele Cicala, di recente destinatario di un sequestro di beni per oltre 20 milioni di euro.
L’odissea dei militari, sospesi dal servizio nell’aprile 2021, inizia proprio per via delle indagini relative all’inchiesta Petrolmafia e alle società di Cicala. Nello specifico i militari (uno dei quali in concorso con un avvocato) erano accusati a vario titolo, di rivelazione di segreto di indagine e favoreggiamento aggravato.
Secondo l’accusa, un maresciallo della Guardia di Finanza avrebbe rivelato a un avvocato (anche lui coinvolto nell’inchiesta e anche lui assolto con stessa formula) l’esistenza di indagini patrimoniali a carico di Michele Cicala, portando questi ad eludere i controlli.
Dunque, stando all’impianto accusatorio, il maresciallo, difeso dagli avvocati Franz Pesare e Andrea Silvestre, sarebbe stato al soldo di Michele Cicala e passato, quindi, per infedele, tant’è che è stato sospeso dal servizio a seguito di ordinanza nell’aprile del 2021, prima ancora che un giudice pronunciasse una sentenza.
Stessa accusa di rivelazione di segreto d’ufficio per un altro militare, un brigadiere che, secondo la Procura aveva avvisato una persona del gruppo Cicala di un imminente controllo in una discoteca.
Il terzo finanziere invece, comandante della sezione cui facevano capo i primi due, era accusato di aver rivelato ai colleghi di essere sotto indagine.
La sentenza poi è arrivata il 13 febbraio da parte del Tribunale di Lecce: assolti perché il fatto non sussiste.
La Suprema Corte aveva già – confermando l’ordinanza del riesame di Lecce – escluso la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico del maresciallo.
Il brigadiere invece, invece, rispondeva di due distinte ipotesi di rivelazione di segreto di ufficio: per una di queste è stato assolto in quanto la difesa ha dimostrato che non poteva essere lui aver comunicato l’imminente controllo presso la discoteca; per l’altro capo di accusa– come ha detto a Tarantini Time l’avvocato Pesare, sarà proposto appello non appena saranno note le motivazioni della sentenza.