Nell’era digitale, la decisione di acquistare un quotidiano cartaceo può sembrare un gesto anacronistico, tuttavia, nei giorni scorsi ho sentito il bisogno di riconnettermi con questa tradizione. La mia curiosità era guidata da un interesse specifico: un report dettagliato stilato dalle associazioni di categoria locali sulla crisi che sta interessando il piccolo commercio nella città di Taranto.
Il quadro che emerge dai dati è desolante. Nel solo anno 2023, il settore ha registrato un calo del 6% rispetto al 2022, segnando una vera e propria catastrofe per le oltre 5000 micro e piccole imprese attive. Questo trend negativo non è un’esclusiva tarantina, ma riflette una crisi che tocca tutte le città italiane, dal profondo sud fino al prospero nord, dimostrando che si tratta di un problema nazionale, dalle radici profonde e dalle molteplici cause.
Inflazione, concorrenza sleale da parte delle grandi catene e del commercio elettronico, tassazione opprimente e denatalità sono solo alcune delle problematiche citate nel report. Questi fattori, combinati con la necessità per molti giovani tarantini di emigrare in cerca di migliori opportunità lavorative e di crescita professionale, contribuiscono a un progressivo invecchiamento della popolazione locale e a una diminuzione del livello socio-culturale tra i giovani residenti.
Queste sfide non sono nuove. Cresciuto in una famiglia di commercianti, ricordo vivamente le preoccupazioni espresse da mio padre, proprietario di una storica cartoleria in Via Mazzini, all’epoca dell’apertura del grande centro commerciale la Mongolfiera, ora noto come Ipercoop. Da allora, sono trascorsi decenni, ma i problemi sembrano rimanere gli stessi, se non aggravarsi, a causa di una serie di fattori economici e sociali che ora affliggono anche la grande distribuzione.
Crisi del commercio a Taranto: proposte poco concrete
La mia delusione, tuttavia, nasce dalla constatazione che le proposte avanzate per affrontare questa crisi sembrano mancare di concretezza e innovazione. La politica, sia a livello locale che nazionale, appare incapace di fornire soluzioni efficaci, limitandosi spesso a proposte poco praticabili o a misure che favoriscono interessi particolari a scapito di una vera concorrenza.
È focalizzandosi su Taranto e la sua provincia che si rivela l’entità del problema. La mia professione mi porta a studiare la presenza online dei commerci locali, e quello che trovo è uno scenario desolante: siti web obsoleti o inesistenti, gestione amatoriale dei social media, assenza di strategie di marketing efficaci, mancanza di comunicazione mirata e una carenza di professionisti del marketing realmente competenti.
Spesso, gli imprenditori locali non sembrano comprendere l’importanza di investire in marketing, preferendo delegare la gestione della propria immagine online a familiari o amici “svegli”, senza realizzare che ciò li rende invisibili ai potenziali clienti, specialmente in assenza di una corretta configurazione della scheda Business su Google.
Ciò che serve è un cambio di mentalità, specialmente tra i nuovi imprenditori o i successori delle attuali imprese, che devono iniziare a considerare il marketing come un elemento cruciale per il successo. Questo cambiamento deve avvenire rapidamente, nonostante una classe politica che spesso appare indifferente se non ostile verso chi cerca di innovare nel settore commerciale.
In conclusione, affrontare la crisi del piccolo commercio a Taranto richiede un approccio a 360 gradi, che vada oltre la semplice analisi dei problemi, per abbracciare soluzioni innovative e un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti. Solo così sarà possibile invertire questa tendenza negativa e garantire un futuro prospero per il commercio locale.