”La situazione insostenibile in cui versano le aziende dell’indotto ex Ilva di Taranto, e contestualmente lo stesso stabilimento, che marcia con un unico altoforno rischiando uno spegnimento irreversibile, impongono alcune scelte drastiche ed urgenti”. Questa è la posizione espressa da Confindustria Taranto, che, attraverso il suo presidente Salvatore Toma e il presidente della sezione metalmeccanica e navalmeccanica Pasquale Di Napoli, ha stilato una serie di proposte da trasmettere al ministro per le imprese Adolfo Urso. Per la sigla degli industriali jonici, occorre ‘scongiurare quella che si prospetta, a brevissimo, come una vera e propria tempesta perfetta, in cui nessuno si salva: né lo stabilimento, né i lavoratori, né le aziende e tantomeno la città, che da anni attende una riconversione in chiave green di uno stabilimento che una volta spento produrrebbe solo abnormi criticità”.
Una delle questione urgenti riguarda l’indotto: una serie di aziende non è in grado di garantire la continuità lavorativa per mancanza di liquidità a causa di crediti vantati verso Acciaierie d’Italia. ”Fra le proposte – ha spiegato Confindustria – c’è la richiesta al Governo di delineare il perimetro esatto in cui ricade la tipologia di imprese definite dell’indotto e la possibile cartolarizzazione dei crediti delle ditte fornitrici, attraverso un Ente di Stato, che consentirebbe alle stesse imprese di poter beneficiare di una boccata d’ossigeno utile a traguardare la difficilissima congiuntura e tornare subito al lavoro”.
La Confindustria jonica ha ringraziato il Mimit ”per le misure finora preannunciate riguardanti le garanzie sui crediti dell’indotto” e dichiara di ”confidare nella disponibilità del ministro Urso richiedendo un ulteriore confronto, in qualsiasi forma possibile, al fine di poter illustrare istanze e azioni da poter eventualmente prendere in considerazione: una richiesta che ha il sapore dell’urgenza solo ed esclusivamente in virtù di una situazione diventata oramai insostenibile”.