Manteneva i suoi contatti internazionali utilizzando una app di messaggistica, ‘Encrochat’ oppure ‘ Sky Ecc’, smartphone inattaccabili – secondo quanto si legge nell’ordinanza – perché utilizzano metodi di crittografia per proteggere le comunicazioni.
Bruno Carbone, arrestato a Dubai nel novembre 2022 dove si era rifugiato per sfuggire alla cattura, ‘socio’ di un altro boss di camorra Raffaele Imperiale, impartiva così indicazioni su come gestire gli ‘affari’ legati al traffico internazionale di droga. Su quelle app, il suo nickname era ‘Biaste’.
In quelle chat, gli indagati avevano anche affrontato la necessità di ‘disfarsi’ di un carico di droga ‘adidas’ e ‘777’ perché ‘non di altissima qualità’.
Carbone ha rifornito per diversi anni le piazze di spaccio più ‘fiorenti’ d Napoli e dell’hinterland tra cui il Parco verde di Caivano, Scampia, Marianella, Castello di Cisterna Rione 2019, Parco della 99 all’interno del Rione Terra a Pozzuoli e, settimanalmente, anche le piazze di spaccio di Taranto.
È attraverso il monitoraggio del narcotrafficante che – come si legge nell’ordinanza – gli investigatori hanno scoperto l’esistenza di due gruppi distinti, in affari tra loro, che si occupavano dell’approvvigionamento e della distribuzione su larga scala di grossi quantitativi di cocaina e hashish.
Il primo gruppo, ai vertici del quale, secondo gli investigatori vi erano Vincenzo Della Monica, Salvatore Della Monica e Michele Nacca, era in contatto con Carbone mentre il broker della droga era a Dubai. Elementi di spicco del secondo gruppo, invece, Simone Bartiromo, Roberto Merolla e Giovanni Cortese.