TAR riammette in servizio carabiniere accusato di maltrattamenti e minacce alla ex compagna e poi assolto.
Il TAR della Puglia ha annullato il provvedimento con il quale il Ministero della difesa aveva disposto la perdita del grado per rimozione per motivi disciplinari di un appuntato dei carabinieri accusato dalla ex compagna di maltrattamenti e minacce e poi assolto.
Precisamente, il graduato era stato accusato di avere, in più occasioni, maltrattato e vessato la compagna, con atti di aggressione fisica, minacce e ingiurie e di aver puntato la pistola di ordinanza all’indirizzo della stessa e del suo nuovo compagno, pronunciando ingiurie e frasi minacciose.
Per tale motivo, nell’ottobre del 2021, il militare era stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari e sospeso dal servizio. Il mese successivo, l’Arma dei carabinieri aveva avviato un procedimento disciplinare di stato che si era concluso, nel maggio 2022, con la destituzione del militare.
All’esito del procedimento penale, nel febbraio 2023, il Giudice monocratico cel Tribunale penale di Bari ha assolto l’appuntato perché il fatto non sussiste e ha disposto l’invio degli atti alla Procura affinché sia valutata la posizione dell’accusatrice, ritenutainattendibile.
Il TAR Puglia, nel prendere atto del passaggio in giudicato della sentenza penale, ha pochi giorni fa annullato il provvedimento disciplinare destitutivo che il militare aveva frattanto impugnatoed ha condannato l’Amministrazione al pagamento delle spese di lite.
Secondo l’avvocato Giorgio Carta, che ha difeso il militare nel giudizio amministrativo unitamente alla collega Pamela Mariotti, «La sentenza del TAR, nell’accogliere il ricorso, ha espresso un principio che mi auguro sia da monito per ogni futuro procedimento disciplinare. Infatti, il Giudice amministrativo haaffermato che, per il principio della graduazione delle sanzioni,l’Amministrazione non può “considerare automaticamente giustificata l’estinzione del rapporto di lavoro sulla base delle gravi imputazioni iniziali, che evidenziavano -alla luce delle misure cautelari disposte dagli organi inquirenti- la inidoneità del militare al servizio di polizia. In sede disciplinare, infatti, deve esservi una specifica valutazione dei fatti accaduti, in quanto altrimenti opinando, qualsiasi comportamento disdicevolepotrebbe essere posto a base della misura disciplinare del rapporto di lavoro, il che finirebbe per ledere –come già accennato- il principio di proporzionalità, orami chiaramente affermatosi nella giurisprudenza”».