“E’ sbagliato dire che Melucci sia uscito dal PD, in realtà non vi è mai entrato, e non è certamente un problema di tessera, ma di formazione umana, culturale, sociale che lo ha reso sempre estraneo a questo Partito. La sua decisione è l’ultimo atto, almeno così si spera che sia, di qualche decennio di illusioni e delusioni per una città che ha sempre sperato di risalire la china e invece è precipitata sempre più giù, pagando anche prezzi altissimi con la perdita di vite umane. Con l’amministrazione Di Bello abbiamo sognato di salire alle stelle e siamo invece precipitati all’inferno del dissesto finanziario, quindi dieci anni di amministrazione Stefano caratterizzati da inedia amministrativa e frenetica turnazione di assessori, alla conclusione di questo non esaltante periodo la difficoltà dei Partiti di individuare al proprio interno le candidature giuste trovate poi in un imprenditore del porto e nel direttore del carcere. Non avremmo mai immaginato che cosa sarebbe successo dopo: l’alleato di un tempo diventa nemico, cade l’amministrazione Melucci e il suo avversario è l’amico di un tempo, il capo dell’opposizione, ruolo che continua ad esercitare ma in uno schieramento opposto, quindi il nemico diventa amico, Melucci si rafforza e abbandona il Partito Democratico, che aveva sostanzialmente vinto le elezioni essendo lui sconosciuto e gli aveva consentito di dare una svolta importante alla sua vita, cosa che lui non è riuscito a dare alla città e ai tarantini. Ruolo dei partiti è quello di leggere e condividere i bisogni e le aspettative delle persone organizzando le risposte adeguate, ovviamente con le varie diversità e differenze, così come variegata è la società umana, che esprime anche differenze contrastanti che i partiti devono armonizzare. Melucci, per varie ragioni, è sempre stato lontano da questo ruolo e quindi estraneo alla ragion d’essere di qualunque partito e, nel caso, del Partito Democratico. Oggi Taranto aspira a un futuro finalmente migliore, a una guida che sappia ricostruire una comunità purtroppo dissolta, provando a mettere al centro dell’azione politica le persone con i loro sentimenti, le speranze, le paure, le difficoltà, i dolori, l’ansia di un futuro difficile che non può essere affidato ai giocolieri della politica. Non è il momento di temere per la perdita di finanziamenti in corso ma quello di esprimere candidati credibili che ci prendano per mano portandoci fuori dalla tempesta”.