Da svariati anni a questa parte, la Premier League è considerato il campionato più bello e competitivo del mondo. Un dominio che ha avuto un’accelerazione nel corso dell’ultimo lustro, come testimoniano i successi ottenuti dalle squadre d’Oltremanica in ambito europeo: negli ultimi sei anni, ad eccezione dell’edizione del 2020, almeno una squadra inglese ha preso parte alla finale di Champions e in due circostanze si è assistito ad un epilogo che vedeva contrapposte due squadre di Premier.
Approdare in Inghilterra, quindi, è diventato il sogno di qualsiasi professionista del mondo del calcio, allenatori inclusi. Il ruolo di questi ultimi nel calcio moderno è diventato di fondamentale importanza, tant’è che le squadre inglesi non rinunciano ad elargire lauti ingaggi pur di accaparrarsi i migliori allenatori di tutto il mondo. L’internalizzazione della Premier è ben testimoniata anche dal numero di allenatori stranieri presenti: sono ben 15 su 20 panchine disponibili.
Sono solo 8 i tecnici britannici (gallesi e scozzesi inclusi) a sedere su una panchina di Premier
Un dato, quest’ultimo, che fa impallidire rapportato con la nostra Serie A, dove si segnala la presenza di solo tre tecnici stranieri (Mourinho, Garcia e Juric). Certo, in Premier League alcuni allenatori vengono considerati stranieri nonostante siano britannici, come nel caso dei gallesi Steve Cooper (Nottingham Forest) e Rob Edwards (Luton Town) e dello scozzese David Moyes (West Ham).
Quest’ultimo, complice la carta d’identità che recita il raggiungimento dei sessant’anni d’età, è il secondo allenatore più esperto della Premier, superato solo dai 76 anni dell’eterno Roy Hodgson (Crystal Palace). Eppure, dal suo ritorno al West Ham nel 2019 sta vivendo una sorta di seconda giovinezza, come messo in luce in questo articolo su David Moyes, culminato col successo ottenuto in Conference League lo scorso anno.
La sfida al vertice parla spagnolo: il “maestro” Guardiola contro “l’allievo” Arteta
La colonia straniera più presente in Premier è quella spagnola, ad ulteriore testimonianza di come la scuola calcistica spagnola sia stata la più prolifica nello sfornare allenatori di grande livello nel corso degli ultimi quindici anni. Il più famoso è, senza alcun dubbio, Pep Guardiola, in Premier dal 2016 e capace, lo scorso anno, di portare il Manchester City sul tetto più alto d’Europa coronando il sogno della proprietà araba.
Lo scorso anno, Pep Guardiola si è visto contendere il titolo da Arteta, per svariati anni vice-allenatore del catalano al Manchester City. Il basco, infatti, si sta imponendo come tecnico di rango con l’Arsenal, club col quale militò da calciatore per svariati anni durante l’era Wenger, ed ha conteso lo scettro di “Campione d’Inghilterra” al proprio “maestro” fino alle ultime giornate della scorsa Premier.
L’esperto Unai Emery e il giovane Andoni Iraola
Decisamente positivo, fin qui, anche il cammino di Unai Emery, tornato in Inghilterra dopo la controversa parentesi all’Arsenal di qualche anno fa. L’ex tecnico del Villarreal ha preso in mano le redini del club di Birmingham durante la scorsa stagione risollevando completamente le sorti dell’Aston Villa, passato dalla zona-retrocessione al settimo posto finale in classifica. L’avvio di questa stagione, come testimonia la sezione delle quote di Betway, consente ai Villans di poter sognare in grande e poter competere per il quarto posto.
Andoni Iraola è il quarto tecnico spagnolo presente in Premier. Dopo un triennio ricco di soddisfazioni al Rayo Vallecano, l’iberico è giunto quest’estate in quel di Bournemouth con l’obiettivo di portare alla salvezza il club rossonero. L’avvio di stagione non è stato propriamente entusiasmante, ma la dirigenza sta dando fiducia a questo giovane tecnico di quarantuno anni, alla prima esperienza in panchina lontano dalla natia Spagna.
Il tedesco Klopp e l’italiano De Zerbi: passato, presente e futuro della Premier League
La colonia degli allenatori stranieri in Premier, poi, è composta da altre otto nazionalità. Il più noto è il tedesco Jurgen Klopp, al timone del Liverpool dal 2015 e capace di riportare i Reds sul tetto d’Inghilterra dopo un digiuno lungo trent’anni, oltre ad aver vinto Champions (tre finali disputate), Supercoppa Europea e Coppa del Mondo per Club.
Se Klopp è l’allenatore straniero più noto, quello emergente che sta incantando gli inglesi è Roberto De Zerbi, sul quale sembrano voler puntare alcuni dei più importanti club britannici in vista della prossima stagione. Il lavoro svolto dal tecnico bresciano alla guida del Brighton è sotto gli occhi di tutti, culminato lo scorso anno con la storica prima qualificazione europea del piccolo club inglese.
Stupisce Postecoglou, partenza deludente per ten Haag e Pochettino
Un altro allenatore sulla cresta dell’onda è l’australiano Postecoglou, artefice di un sensazionale avvio di stagione col Tottenham Parla olandese, invece, la panchina del Manchester United con ten Haag, che sta avendo più di una difficoltà in questa stagione dopo aver riportato i Red Devils in Champions lo scorso anno.
Si balla il tango, probabilmente anche in accezioni non propriamente positive, in casa Chelsea, affidato questa stagione ad un Pochettino che, dopo la deludente parentesi al Psg, è in cerca di riscatto. Completano il quadro degli allenatori stranieri il portoghese Marco Silva (Fulham), il danese Thomas Frank (Brentford) e il belga Vincent Kompany (Burnley).