Il MedFestival Puglia torna a San Marzano di San Giuseppe (Taranto) nei prossimi 5 e 6 agosto. Dopo tre anni di assenza, il festival si ripropone con alcune novità. La prima è il luogo in cui si svolgerà la manifestazione, che da quest’anno troverà spazio nell’area del Santuario della Madonna delle Grazie: un luogo mistico e di grande pregio paesaggistico, tra gravine, ulivi e macchia mediterranea, in cui si fondono natura, sacralità e storia. L’altra novità è il tema scelto per questa undicesima edizione: sarà “fjala”, sostantivo arbëreshë che tradotto significa “parola”. Il MedFestival è organizzato dalla Pro Loco Marciana, con il patrocinio del Comune di San Marzano di San Giuseppe.
I dettagli saranno illustrati in un primo appuntamento di anticipazione del Med Festival: giovedì 13 luglio, alle ore 20.30, si terrà “Parole gustose”. L’appuntamento si svolgerà nel piccolo uliveto del Santuario Madonna delle Grazie che i volontari della Aps Pro Loco Marciana, organizzatori del festival, hanno restituito alla comunità. In questa occasione il team del MedFestival Puglia presenterà il programma completo del festival. “La vita dentro le parole” sarà l’argomento che Vincenzo di Maglie affronterà con Omar Di Monopoli, scrittore, ed Ilaria De Vanna, psicoterapeuta esperta di giustizia riparativa, che hanno fatto della parola il loro “mestiere”.
Nato nel 1971 a Bologna da famiglia pugliese, Omar Di Monopoli ha esordito nel 2007 con il romanzo Uomini e cani (premio Kihlgren 2008, recentemente rieditato per i tipi di Adelphi), cui ha fatto seguito Ferro e fuoco (2008), La legge di Fonzi (2010) e la raccolta di racconti Aspettati l’inferno (2014) – tutti pubblicati da Isbn edizioni. Nel 2017 ha pubblicato per Adelphi il noir Nella perfida terra di Dio, tradotto all’estero, trasposto in fumetto per Sergio Bonelli editore. Insegna scrittura creativa per la Scuola Holden. Scrive per la radio e per il cinema, e collabora con La Stampa, Il Fatto Quotidiano e Rolling Stone Italia. Nei suoi romanzi utilizza differenti registri linguistici, dando forza al linguaggio aulico con l’uso di dialoghi dialettali. Nell’anteprima del MedFestival racconterà il suo ultimo romanzo, “In principio era la bestia”, edizioni Feltrinelli. Un viaggio affascinante e oscuro al termine dell’Illuminismo, fra superstizione, sentimento del sacro, esoterismo e razionalità, in un Sud indomito e mannaro. Un romanzo ispirato ad una storia vera. Ilaria De Vanna è autrice, insieme a Lisangela Sgobba, del volume “Dizionario minimo di parole necessarie”, che raccoglie un insieme di parole e ne ricostruisce, sebbene senza pretesa filologica, il significato, ricercandone il potere d’uso. Minimo perché raccoglie solo alcune parole, frutto di corrispondenze, ricerca, bisogno di identità e rifondazione attraverso il linguaggio, le sue radici, le sue suggestioni. Necessarie perché sono parole fondative e irrinunciabili per chi le ha scritte e sente di condividerle. Questa raccolta è nata per caso durante la pandemia, quando la lontananza forzata ha chiesto soccorso alle parole per colmare le distanze e confortare i cuori. Le parole sono diventate le presenze e gli abbracci che si sarebbe voluto offrire.
Al MedFestival collaborano alcune realtà del territorio. Giovedì 13 luglio, al termine dell’incontro con gli autori si terrà uno “show cooking”, a cura dello chef Oronzo De Padova del ristorante La Brasserie; cocktail del New Fashion Bar. Musica live e dj set con Giulio De Padova. Ingresso gratuito.
In merito al tema generale del MedFestival, la parola, intesa come unità del linguaggio, mette a confronto le persone e i popoli, può essere dialogo e comunicazione. Si proverà ad affrontare alcuni argomenti, tra questi: parole che uniscono, dividono, parole in continua evoluzione, manomissione delle parole, nomina agentis femminili, galateo delle parole, neo comunicazione giornalistica e politica.
“Alla specie umana – spiega il team del MedFestival sul tema scelto quest’anno – è data la possibilità di comunicare tramite codici simbolici: pensiamo, comunichiamo, interagiamo mediante le parole. Lingua, società e realtà hanno intrecci strettissimi, l’uno influenza ed è influenzato dall’altra in un rapporto circolare. E la lingua ha un ruolo importante perché costruisce la società. Il verbo “comunicare” deriva dal latino communicare, da communis “comune”, cum più munus(fare il proprio dovere insieme agli altri): l’azione comunicativa funziona quando tutte le persone in quel determinato contesto cooperano per farla funzionare. Per comunicare bene occorrono soprattutto consapevolezza e responsabilità nell’uso delle parole. La scelta delle parole nella comunicazione è un atto cruciale perché produce sempre conseguenze. Le parole, citando Gianrico Carofiglio, “cariche di significato e dunque di forza nascondono in sé un potere diverso e superiore rispetto a quello di comunicare, trasmettere messaggi, raccontare storie. Hanno il potere di produrre trasformazioni, possono essere letteralmente lo strumento per cambiare il mondo”.