La richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale presentata da Lutum, di competenza del settore Ambiente della Provincia di Taranto, ha riportato al centro del dibattito politico l’annosa questione della discarica Vergine.
Essa rappresenta un nervo scoperto per tutti i cittadini delle comunità che sono prospicienti alla discarica, tanto da mobilitarsi, organizzati come associazioni e partiti, per ribadire la propria contrarietà rispetto ad una riapertura che rappresenterebbe una vera e propria sciagura per un territorio che già
ha pagato troppo in termini ambientali.
I circoli del Partito Democratico hanno sentito subito la necessità di schierarsi, attraverso i dirigenti locali, contro questa possibilità, chiarendo che l’argomento “discarica” non è una battaglia ideologica.
Il NO è motivato da considerazioni di carattere tecnico che interessano quel sito nello specifico:
la discarica ex Vergine si compone di due siti il primo in località Mennole che, pur trovandosi in post-produzione dal 2008 non segue le indicazioni AIA;
il secondo in località Palombara, sequestrato nel 2014 a causa di una cattiva gestione che ha, di fatto, contaminato la falda e rappresenta, ancora oggi, un pericolo per la salute dei cittadini.
Tutti i nostri rappresentanti istituzionali, i dirigenti provinciali e locali sono impegnati in queste ore a formulare delle osservazioni tecniche che motivano l’impossibilità di riaprire un sito sul quale non si sono messe in atto tutte le procedure di messa in sicurezza tra cui il piano di caratterizzazione che permetterebbe di valutare l’entità della contaminazione e, quindi, mettere in atto le azioni correttive per il ripristino dei luoghi allo stato originario.
E’ utile chiarire che in questa fase il procedimento ha una natura tecnico-amministrativa e non, come si vuol fare intendere, ricade nelle competenze del Presidente della Provincia o della Regione Puglia. Questa precisazione è utile a tutti per trovare la strada giusta evitando le inutili strumentalizzazioni.
È noto a tutti che su questi temi c’è un consenso trasversale che unisce i cittadini, e non c’è destra o sinistra che tenga quando si parla della salute delle persone e della difesa del territorio.
Peccato constatare che c’è chi, pur occupando posizioni di responsabilità, si concede il lusso di abbandonarsi all’inutile politica della strumentalizzazione spicciola che mai dà contributi risolutivi, piuttosto disorienta il cittadino che meriterebbe, specie quando si tratta di salute, atteggiamenti leali e dichiarazioni veritiere dai propri rappresentanti.
Ci riferiamo all’On. Dario Iaia, componente della Commissione Parlamentare Ambiente che preferisce strumentalizzare la vicenda spostando l’attenzione dalla lotta alla riapertura alla contrapposizione partitica che ormai ha nauseato chi abita quei territori.
Come il partito che rappresenta, preferisce puntare a raccogliere consensi piuttosto
che contribuire fattivamente alla risoluzione del problema.
Chi occupa postazioni di responsabilità, non può limitarsi alla semplice adesione ad una manifestazione popolare.
Oltre alla smania di protagonismo spicciolo, il deputato in questione, dimostra di avere anche una cattiva memoria visto che, proprio sul caso della Discarica in questione, il centro sinistra è intervenuto a più riprese denunciando la cattiva gestione del sito e ponendo in essere tutte le azioni correttive consequenziali come avvenuto nel 2011 con Nicastro Assessore Regionale del governo Vendola che già in quell’anno sospese l’Aia, anticipando il primo sequestro che avvenne nel 2012; ancora quando, sempre nel 2012, l’allora Assessore Provinciale Giampiero Mancarelli fece installare delle centraline per stabilire il nesso di causa ed effetto tra le attività della discarica e le emissioni odorigene avvertite e denunciate dalla popolazione.
Tale provvedimento e la relazione Arpa che ne conseguì, portò al sequestro avvenuto nel 2014.
Non possiamo poi non ricordare l’intervento del centrosinistra nel Dicembre del 2015 che bloccò la possibile riapertura della discarica; una proposta di delibera provinciale che avrebbe permesso la voltura dell’AIA dalla Vergine Srl alla Lutum Spa.
Fu l’allora vicepresidente della provincia Gianni Azzaro che, contro la
volontà di Tamburrano (presidente della Provincia) fece ritirare il punto all’ordine del giorno che avrebbe di fatto volturato un’ autorizzazione che era stata ritirata a fronte del sequestro del sito.
È del Settembre 2017 poi la dettagliata denuncia/esposto, alla Procura della Repubblica di Taranto, del consigliere regionale Cosimo Borraccino.
Non ricorda lo smemorato deputato nemmeno i diversi interventi da parte di comune e regione che nel 2017 hanno cercato, da una parte di acquisire l’intero compendio dal vecchio proprietario e, dall’altra di effettuare le opere di messa in sicurezza e bonifica che avrebbero messo un punto definitivo a garanzia dei cittadini e del territorio, stanziando circa 3,5 milioni di euro. Non andato a buon fine questo tentativo, nel 2019 la Regione Puglia ha tolto quel sito dal piano delle discariche regionali.
È del maggio 2021 l’ennesimo intervento del centro sinistra questa volta proposto dal Consigliere Michele Mazzarano componente della V Commissione Regionale, che puntava a verificare lo stato dei luoghi attraverso un sopralluogo che ha visto la presenza di diverse figure istituzionali.
Naturalmente non ci fermiamo nel ricordare i nostri interventi passati, perché anche in questa occasione stiamo lavorando incessantemente per evitare una possibile riapertura: tutto il Partito Democratico è impegnato nella formulazione di osservazioni da protocollare entro il 14 luglio, tutti i nostri consiglieri comunali presenteranno un odg nei loro comuni per rappresentare una contrarietà politica motivata da considerazioni di carattere tecnico,
il Consiglio Provinciale farà la sua parte nell’esercizio dell’indirizzo politico.
Avremmo preferito evitare di dirgli che è sotto la guida del centrodestra e del presidente Fitto, invece, la valutazione di impatto ambientale che nel 2005 diede il “VIA” proprio alle attività di smaltimento di quel sito.
Avremmo preferito evitare uno scontro politico rispetto a questi temi che meriterebbero appunto compattezza da parte di tutti i rappresentanti istituzionali, ma a quanto pare il deputato in questione preferisce abbandonarsi alla demagogia invece di richiedere la convocazione della Commissione Ambiente, di cui pure è componente, mettendo in atto provvedimenti mirati alla risoluzione del problema.
È evidente che spostare l’attenzione sullo scontro politico è la strada più semplice e meno impegnativa, ma è assolutamente improduttiva e nociva in questo momento.
Invitiamo il deputato Iaia a contribuire con i fatti e non solo a parole dando una svolta alla storia disastrosa della sua parte politica in tema ambientale.
Gli organi istituzionali politici non entrano nel merito del procedimento mentre noi lo faremo con delle osservazioni puntuali. Farà lo stesso FDI e tutto il centrodestra?
Oppure chi non può più dare il cattivo esempio sa solo elargire buoni consigli?
Inutile ricordare che il ministro Fitto, suo collega di partito, è responsabile dei fondi del PNRR.
Si mettano a lavorare, quindi, per un progetto di riconversione di quel sito, allora sì che la loro presenza in politica assumerebbe i caratteri dell’utilità per le persone che rappresentano o che dicono di voler rappresentare.