“Problemi sociali, comportamenti aggressivi, difficoltà all’esternalizzazione, ma anche ansia e depressione, problemi somatici, problemi di attenzione e comportamento di violazione delle regole, sono le conseguenze che in diversa misura potrebbero impattare sul benessere di bambini esposti con continuità ai metalli pesanti, in particolare al piombo e all’arsenico, la cui interazione con l’organismo impatta pesantemente con il neurosviluppo della persona”. Emerge da una ricerca che l’Università di Brescia e l’Asl di Taranto hanno effettuato in 12 scuole ubicate in diversi quartieri della città pugliese. Coinvolti oltre 600 bambini, accompagnati dalle loro famiglie.
Monitoraggio e campioni
In particolare, il monitoraggio è stato condotto su un campione di giovani tra i 6 e gli 15 anni, dai quali sono stati prelevati campioni biologici (sangue, urina e capelli, denti e unghie). Sono stati condotti test neuropsicologici e questionari anche con gli insegnanti e i genitori. Per la prima volta, si spiega, lo studio ha introdotto anche una valutazione sociodemografica che ha permesso di incrociare i dati e avere un quadro più preciso.
Uno studio importantissimo
“Uno studio – si afferma – che ha permesso non solo di misurare l’impatto dell’esposizione dei più piccoli ai metalli pesanti ma anche migliorare il sistema di diagnosi anche in una ottica di prevenzione in casi non conclamati”. “E’ stata osservata una significativa interazione tra piombo e arsenico, con un effetto sinergico dei due metalli che aumenta il rischio di problemi di attenzione, comportamento aggressivo e problemi di esternalizzazione. Nel complesso, siamo stati in grado di testare che il piombo sanguigno più elevato, le concentrazioni di arsenico urinario e la loro interazione aumentano il rischio di problemi neurocomportamentali”, si legge nella conclusione dell’abstract di una ricerca preliminare già pubblicata su diverse riviste scientifiche. Lo studio, sostengono i ricercatori, “aiuta ad indagare le possibili traiettorie di neurosviluppo dovute potenzialmente all’esposizione ambientale ai metalli e alla loro interazione con i fattori di stress socio-economici nell’area di Taranto.
Per quanto ne sappiamo, questo è il primo studio che incrocia i dati biologici, neurologici e socio-economici” scrivono i ricercatori. La presentazione del lavoro avverrà venerdì prossimo a Taranto.