M.A.R.E. è progetto scientifico realizzato da CVC ( Centro Velico Caprera ) in collaborazione con One Ocean Foundation che porterà un equipaggio di scienziati e biologi a bordo di ONE, catamarano di 46 piedi allestito come in vero e proprio laboratorio galleggiante, a misurare la temperatura delle acque del mar Jonio e Adriatico, attraverso un viaggio di 10 settimane che, partendo il 29 aprile da Taranto, circumnavigherà la Puglia, risalirà la penisola italiana e scenderà lungo quella balcanica, fino a Corfù, dove approderà l’8 luglio.
Toccando in queste zone le principali Aree Marine Protette (AMP) e aree di interesse naturalistico, lo scopo è quello di portare un contributo scientifico all’analisi del Mediterraneo, il mare con la maggior biodiversità del mondo in rapporto alle sue dimensioni, fortemente minacciato dall’alto tasso di microplastiche, dal surriscaldamento sempre più importante e con la crescente presenza di specie aliene. L’obiettivo comune è quello di sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica, i giovani, le istituzioni sui danni che stiamo causando al Mar Mediterraneo.
Polaroid Eyewear conferma il suo impegno a favore dell’ambiente scegliendo, per il secondo anno consecutivo, di supportare in qualità di partner il progetto M.A.R.E. (Marine Adventure for Research & Education) e in qualità di partner tecnico il Centro Velico Caprera, che da oltre 50 anni rappresenta un’eccellenza nella nautica e nel rispetto dell’ambiente marino.
Un sodalizio di valori e di visione non solo all’insegna dello sport ma anche del rispetto e della protezione della natura.
La Protezione è un valore chiave per Polaroid Eyewear, inventore nel 1937 del filtro polarizzato, in grado di salvaguardare gli occhi grazie a lenti che bloccano i raggi UV, riducono riverberi e bagliori e diminuiscono l’affaticamento oculare.
Il progetto, oltre al patrocinio della Marina Militare, gode del supporto di Yamamai, Polaroid e Sorgenia.
Partner del progetto: Reason Why e Corporate Profile
Reason Why
Un grande viaggiatore e giornalista come Beppe Severgnini, che ho conosciuto recentemente di persona, mi ha insegnato, descrivendo l’intera esperienza emotiva ed intellettuale con la vivacità e ricchezza di dettagli che gli appartengono, che VIAGGIANDO S’IMPARA e pur cambiando spesso destinazione, percorso e compagni, la verità unica ed inconfutabile è che alla fine CAMBIAMO NOI.
Il viaggio in mare, su un catamarano a vela, ha la particolarità di esporci a tante esperienze, soprattutto quelle con il team scientifico di biologi ed oceanografi, ma anche alle difficoltà inaspettate che la forza del mare propone giornalmente sulla rotta tracciata. E poi c’è la barca e le vele richiedono attenzione e decisioni. Noi le decisioni su come navigare le prendiamo insieme, pensando sempre alla sicurezza dell’equipaggio e della barca: “vela” significa mare, colori, orizzonte, libertà e bellezza che riempiono il mondo!
Credo non ci sia esperienza collettiva più affascinante e coinvolgente per radicalizzare la nostra consapevolezza sul poco tempo che ci resta per ridurre gli impatti distruttivi delle attività antropiche sul pianeta e sulle persone, che quella di misurare in che modo e con quale profondità l’uomo ed il suo fare stiano impoverendo il pianeta e creando le condizioni per un futuro di sofferenze per l’umanità.
Misurare significa conoscere e studiare per migliorare, questo è quanto ci impegniamo a fare perché noi il cambiamento nella direzione della crescita sostenibile lo vogliamo.
Abbiamo preso la nostra decisione di dedicare risorse ed attenzione agli oceani già da diversi anni, questo semplicemente perché produciamo costumi da bagno e per le nostre produzioni dobbiamo pianificare una riduzione degli impatti e vigilare che ci siano miglioramenti continui e costanti negli oceani ed al nostro interno.
E’ chiaro che la duplice prospettiva IN ed OUT rispetto all’azienda ed al suo ecosistema è da modificare, altrimenti difficile che le buone idee ed i buoni propositi diventino poi azioni misurabili.
Oggi l’ONU ci dice che questa saggia decisione deve essere di tutti e richiama l’attenzione di tutte le nazioni
Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo, dopo anni di negoziati, per proteggere l’Alto mare, un tesoro fragile e vitale che copre quasi la metà del pianeta.
“La nave ha raggiunto la riva”, ha annunciato il presidente della conferenza Rena Lee presso la sede delle Nazioni Unite a New York poco prima delle 21:30 di sabato 3 marzo ora locale (le 3:30 di domenica in Italia) tra gli applausi dei delegati.
L’Alto Mare è l’area di mare che si trova al di là della Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale – oltre le 200 miglia nautiche dalla costa. Questa zona fa parte delle acque internazionali, quindi è al di fuori delle giurisdizioni nazionali, in cui tutti gli Stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca, per esempio.
Allo stesso tempo, l’Alto Mare svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l’impatto della crisi climatica.
Finora nessun governo si è assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse di Alto Mare, il che rende queste zone vulnerabili. Di conseguenza, alcuni degli ecosistemi più importanti del pianeta sono a rischio, con conseguente perdita di biodiversità e habitat.
Secondo le stime, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio estinzione.
Il trattato (globale) sugli Oceani dà una possibilità concreta all’obiettivo 30×30, ovvero proteggere il 30% degli oceani entro il 2030, deciso lo scorso dicembre dai Paesi che hanno partecipato alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità.
Due fattori renderanno questa seconda Missione più forte:
- Racconteremo dei dati raccolti su plancton e DNA marino e del loro significato prima della partenza in occasione della conferenza stampa di Taranto.
- Siamo travolti dall’attuazione della Eu Strategy for Sustainable and Circular Textile, la nostra strada verso la decarbonizzazione e la circolarità per i prodotti che progettiamo e produciamo è tracciata. Non possiamo fare altro che essere estremamente creativi ed innovativi per incrementare la nostra competitività. Desideriamo un miglioramento continuo e costante della relazione di fiducia con i clienti e gli stakeholder tutti di oggi e con quelli che verranno. Per questo offriamo loro la nostra autenticità e la possibilità di condividere esperienze ed emozioni.
Contributo di Barbara Cimmino, Head of Corporate Social Responsibility & Innovation at Yamamay
Corporate Profile
Yamamay nasce nel 2001 e oggi è tra i marchi leader nella vendita al dettaglio di prodotti intimo, corsetteria, lingerie, costumi da mare, abbigliamento e accessori. In Yamamay, il prodotto, nel suo aspetto più innovativo, è fortemente legato al purpose aziendale, dove il benessere dei clienti viene posto al centro del nostro operato, grazie a un’offerta di prodotti durevoli e di alta qualità affiancati da un’attenzione speciale alla sostenibilità e alla responsabilità delle nostre azioni. Per questo motivo l’attività di ricerca che conduciamo, volta alla creazione di prodotti che rispondano alle esigenze dei nostri clienti in termini di qualità, sicurezza e innovazione, è in costante ascesa.
L’inclusività, il rispetto e la valorizzazione delle persone sono gli elementi fondamentali su cui fondiamo il nostro rapporto con il capitale umano, le comunità locali, i fornitori e tutti coloro con cui collaboriamo. Allo stesso modo, riteniamo che saper veicolare ai collaboratori i nostri valori in maniera chiara, guidarli ed informarli, soprattutto in relazione alle tematiche ambientali e sociali, sia una prerogativa per attivare il vero cambiamento, realizzabile soltanto con il coinvolgimento e il contributo di tutti.