Stamane, il segretario provinciale di Casartigiani Taranto Stefano Castronuovo, in qualità di delegato nazionale, ha preso parte all’audizione della commissione Industria del Senato, in merito al decreto-legge numero 2 del 2023. L’audizione ha riguardato i siti di interesse nazionale e misure a favore di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Castronuovo ha posto subito l’attenzione sui rapporti tesi che intercorrono tra le imprese dell’appalto e del settore di autotrasporto e la grande fabbrica. «Quest’ultimo – ha detto il delegato nazionale – è rappresentato da migliaia di piccole aziende artigiane che da anni sono alla base dell’economia del territorio. Così come condividiamo le linee di principio del Governo, previste nel Disegno di legge n. 455 con l’obiettivo di tutelare queste produzioni, in relazione all’interesse pubblico nazionale, come Casartigiani riteniamo che debbano essere tutelati anche una lunga serie di altri principi fondamentali».
«Tra questi – ha asserito Castronuovo – i rapporti tra la dirigenza di Acciaierie d’Italia e l’indotto, sono in completo stallo. Come negli scacchi. Oltre a essere state estromesse dai cantieri aperti, le imprese dell’indotto non ricevono pagamenti da mesi. A peggiorare la situazione delle imprese dell’autotrasporto, essenziali per la produttività, vi è il lungo periodo di attesa che va dai quattro ai sei mesi, prima di ricevere le somme spettanti. Ovviamente, è quanto di più deleterio possa fare fronte un’azienda. Soprattutto in un periodo di così profonda crisi, come quello che stiamo vivendo dallo scoppio del Covid-19 in poi».
«Aggiungo anche che, – ha continuato Castronuovo – come ben sapete, le imprese dell’indotto sono state messe duramente alla prova dal mancato tasso dei crediti di Ilva in Amministrazione straordinaria. Questo si traduce in una importante perdita di liquidità, difficilmente recuperabile. Acciaierie d’Italia ha la chiara intenzione di perseguire esclusivamente il suo interesse di massimo profitto, a discapito della sicurezza, dell’ambiente e dell’economia delle aziende dell’indotto e di conseguenza del territorio tarantino. Esiste un altro aspetto che ci lascia basiti, vale a dire che soprattutto nel settore degli autotrasporti, la proprietà della febbrica preferisce affidare le commesse a imprese non locali. La logica perseguita, che non piace affatto e va combattuta, è – ha ribadito Castronuovo – la ricerca senza scrupoli del massimo ribasso, il che dà vita alla concorrenza sleale, con affidamenti non chiari e spesso facenti capo alla subvezione».
Castronuovo ha specificato che questo modello organizzativo pone sotto serio attacco le imprese del settore. «Il Ddl 455 non prevede la tutela dei livelli occupazionali diretti e indiretti collegati all’indotto e questo è un vuoto normativo da riempire. Inoltre, non è previsto neanche un patto bilaterale tra territorio ospitante e industria. E ne siamo allarmati».
Casartigiani alle rilevazioni fa seguire delle precise proposte: «Chiediamo l’inserimento di una clausola sociale che tuteli i territori che ospitano le grandi imprese e che tuteli quelle che, in particolare, ruotano attorno ad Acciaierie d’Italia. Nello specifico, è necessario dare precedenza alle imprese locali come forma di risarcimento per l’impatto della grande fabbrica sull’intera comunità. Sotto il profilo puramente giuridico sarebbe auspicabile una norma ad hoc per indurre Acciaierie d’Italia a impiegare nelle sue commesse imprese locali. Siamo contrari a una delocalizzazione rispetto al territorio tarantino».
Conclude il delegato nazionale Castronuovo: «È perciò necessario costruire un tavolo tra gli azionisti di Acciaierie d’Italia e tutte le categorie di trasporto. La palla passa ora al Governo e attendiamo le risposte necessarie al bilancio del territorio».