Cinquecentoquarantamila euro: è l’ammontare del risarcimento riconosciuto dal Tribunale di Taranto a un operaio tubista dell’indotto dell’Arsenale della Marina Militare che ha contratto il mesotelioma pleurico lavorando a contatto con l’amianto su navi della Marina.
Lo rende noto Luciano Carleo, presidente di Contramianto Onlus, che ha assistito la famiglia dell’operaio, ricostruendo la sua vita lavorativa. Il risarcimento dovrà essere versato dal ministero della Difesa. “Le navi della Marina Militare – spiega l’associazione – su cui aveva lavorato l’operaio per quasi un ventennio, sino alla meta’ degli anni 90, erano tutte coibentate con amianto come si legge negli atti acquisiti presso l’Arsenale di Taranto”. “Secondo le ultime informazioni – rileva l’associazione – la Marina Militare ha confermato che l’attività di bonifica amianto ha riguardato 156 navi militari, suddivise tra navi in servizio, in disarmo e di prossima alienazione. Ma la già grave situazione dell’amianto sulle navi – si rileva – ha avuto anche ripercussioni sui pezzi di ricambio. In particolare, a La Spezia risulta ad oggi censito il 57% dei materiali ed a Taranto solo il 20%”. L’associazione infine dichiara di aver “registrato oltre 400 patologie asbesto-correlate, la gran parte tumorali, una fetta consistente di quei tumori riguardano arsenalotti e marinai e Marinai che hanno lavorato in Arsenale a Taranto a bordo e in officina”.