Casertano doc ma tarantino d’adozione, Fernando Lo Pio conosciuto da tutti come “Nando”, è un militare della Guardia di Finanza con un particolare talento: quello per la recitazione.
Abbiamo avuto modo di apprezzare la sua bravura nella fiction di successo “Il commissario Ricciardi”, nell’ambito della quale ha interpretato il saggio e simpaticissimo “Ciruzzo”.
Una passione che, tenendo fede ai solenni impegni che la sua divisa richiede, Nando è riuscito a coltivare sin da bambino, trovando poi appoggio nella sua compagna, la quale standole vicino e invogliandolo, gli ha permesso di raggiungere importanti traguardi tra cui premi e set di successo.
Tarantini Time lo ha intervistato, per saperne qualcosa in più…
Nando, parlaci di un po’ di te…
«Prima di parlare di me sento di dover ringraziare di cuore la Redazione per questa opportunità e la Guardia di Finanza per cui presto con onore servizio da 27 anni che mi ha permesso di seguire le mie passioni. Mi chiamo Fernando Lo Pio sono nato a Caserta e ho 45 anni. Sono diplomato in Ragioneria e perito programmatore. Nel corso degli anni ho rivestito diversi ruoli in spettacoli teatrali, film nazionali ed internazionali e fiction».
Come e quando nasce la passione per la recitazione?
«La passione per la recitazione viene da molto lontano. Avevo circa 8 anni quando ho mosso i primi passi sul palcoscenico, grazie ad un amico di famiglia che mi ha avvicinato a questa passione, che si è ravvivata negli ultimi anni attraverso la partecipazione a laboratori teatrali».
Cosa provi quando sei sul palco o dietro la telecamera?
«Il palco dona emozioni sempre diverse e inspiegabili. Ogni volta hai l’opportunità di vivere una nuova vita attraverso ogni personaggio».
Il tuo primo ruolo importante?
«Sia nel campo teatrale che in quello cinematografico non faccio distinzioni tra ruoli importanti o secondari ma cerco di interpretare e vivere i personaggi con lo stesso impegno ed entusiasmo. Tra i ruoli più significativi del mio percorso artistico teatrale certamente c’è Mario Bertolini nello spettacolo di Edoardo De Filippo “ Non ti pago”, un ruolo che ha ridato inizio ad un percorso che era latente ma sempre vivo in me, quello invece che mi ha gratificato sia per l’interpretazione che per la risposta del pubblico è Walter Obersaid ne “Il Visitatore”».
Come sei arrivato a recitare in fiction di successo trasmesse sulle reti Rai?
«In campo cinematografico sono entrato in punta di piedi e anche se ad oggi ho avuto delle piccole partecipazioni, sicuramente mi hanno dato la possibilità di crescere e confrontarmi con artisti nazionali ed internazionali di spessore. L’opportunità di partecipare a fiction di successo è avvenuta grazie alla mia compagna attuale che ha sempre creduto in me, con cui condivido questa passione da anni. Ha scritto per me un monologo e con lo
stesso ho vinto il festival nazionale del cabaret di Laterza. Questo mi ha dato la possibilità di farmi conoscere dagli addetti ai lavori che mi hanno indicato alle varie produzioni cinematografiche».
Ti ricordiamo nel ruolo di “Ciruzzo” nella fiction “Il Commissario Ricciardi”. Parlaci del tuo personaggio
«Il ruolo di “Ciruzzo” ne il “Commissario Ricciardi” racconta il sentimento della gelosia, Ciruzzo è infatti un fruttivendolo un po’ sciupa femmine che fa il cascamorto con Donna Lucia (Fabrizia Sacchi) la moglie di Maione (Antonio Milo) che però non cede alle sue lusinghe».
Anche tuo figlio ha recitato nella stessa fiction. Quanto ti inorgoglisce? Speri di trasmettergli la tua stessa passione?
«Mio figlio Jacopo ha partecipato a questa esperienza con passione e l’entusiasmo di un bambino. La prima esperienza condivisa con Jacopo è stata in teatro nello spettacolo di Edoardo De Filippo “Miseria e Nobilità” in cui ricopriva il ruolo di Peppiniello, momenti indimenticabili dietro le quinte, poter godere le ansie (positive), l’esultazione di Jacopo dopo la scena è stata di certo un’emozione immensa, vedere la sua faccia piena di soddisfazione e felicità, il suo abbraccio carico di emozioni sono sentimenti e ricordi indelebili».
Come ti approcci ai personaggi che interpreti? C’è un po’ di Nando nei tuoi ruoli?
«L’approccio al personaggio avviene attraverso lo studio del suo contesto storico. Solo successivamente vivo la sua storia e le sue emozioni anche attraverso il rapporto con gli altri personaggi. Vedo con i suoi occhi e sento con il suo cuore cercando di trasmettere al pubblico le mie emozioni e le mie sensazioni. Credo che ogni artista cerchi un po’ di sè in ogni personaggio e viceversa».
Cosa pensi del teatro come mezzo di comunicazione?
«Io mi sono avvicinato al teatro da autodidatta, solo successivamente ho avuto la possibilità di frequentare dei laboratori teatrali che mi hanno permesso di crescere. Il teatro è un potente mezzo di comunicazione accessibile a tutti e che riesce ad insinuarsi e a trasmettere positività in ogni strato sociale. Credo nella teatro terapia e nell’utilizzo del teatro per il riscatto sociale delle fasce deboli».
Di recente hai preso parte anche alle riprese del film di successo “Il trio De Filippo”. Quali sono state le tue emozioni sul set?
«Ne “I fratelli De Filippo” ho avuto la grandissima possibilità di confrontarmi con la regia di Sergio Rubini, artista da me stimato e seguito sin dai suoi inizi. È stato inoltre un grande onore aprire la scena del film».
Pensando al cinema e al teatro a chi ti ispiri?
«Come anzidetto mi sono sempre definito autodidatta anche se il metodo Stanislavskij resta il mezzo attraverso il quale mi approccio ai personaggi. Mentre tra i miei attori preferiti non posso negare la mia ispirazione a Massimo Troisi».
Oramai sei un tarantino di adozione da diversi anni. Cosa si prova a recitare nella tua città?
«Quando mi chiedono da quanto tempo vivo a Taranto io mi definisco oriundo Tarantino. Taranto è una città che mi ha dato tanto e che offre tanto sotto ogni punto di vista. In ogni compagnia teatrale con cui ho collaborato mi è stata data la possibilità di esprimermi artisticamente a 360 gradi accogliendomi come un figlio ed è così che mi sento in questa città».
Progetti per il futuro? Bolle qualche altro copione in pentola?
«I progetti per il futuro sono tantissimi. In pentola ci sono diversi copioni nonché uno spettacolo personale che andrà in scena a fine febbraio, Covid permettendo!»
Cosa ti senti di dire ai giovani che aspirano a diventare attori? Qual è l’ingrediente speciale per intraprendere questa strada?
«In realtà per fare teatro o cinema non c’è una ricetta o una formula magica. Il teatro come il cinema è aperto a tutti e per farlo c’è bisogno solo del cuore e della dedizione».