Oramai è un dato di fatto: la fiction in onda dal 3 novembre ogni mercoledì su Canale 5 “Storia di una famiglia perbene” ha conquistato i cuori di oltre 3 milioni di telespettatori. Durante l’ultima puntata lo share è stato di oltre il 17%.
Un cast veramente e fenomenale e una storia, sotto la regia di Stefano Reali, che tiene incollate allo schermo persone di ogni età.
La vicenda è ambientata in Puglia, con scene girate tra Bari, Monopoli, Polignano a Mare, Ostuni e Fasano. Una storia tutta del sud che non poteva non annoverare nel suo cast talenti nostrani.
Oltre a Mancini e Magrì, altri sono i membri del cast provenienti da Taranto e provincia. Oggi Tarantini Time ha intervistato uno di loro e nei giorni che verranno, si spera di riuscire a raggiungerli tutti.
Tra gli attori tarantini dunque, spicca Pierfrancesco Nacca, figlio di teatranti molto conosciuti nella città dei Due Mari.
Pierfrancesco interpreta nella fiction il ruolo di Rocchino, un ragazzo della Bari Vecchia degli anni 80 che vive di espedienti. Il resto ce lo racconta lui in questa intervista.
Come e quando nasce la tua passione per la recitazione?
Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia di teatranti, mamma (Marina Lupo) e zii (Franco Nacca e Angela Lincesso).
Con mia sorella e i miei cugini, preparavamo degli sketch divertenti da far vedere poi ai nostri genitori. Ricordo che nonostante il divertimento prendevo sul serio tutto quello che decidevano poi di fare, anche le cose più assurde. La cosa bella è che giocavamo si, ma con serietà, che poi è il segreto del mestiere dell’attore.
Come sei arrivato sul set di Storia di una famiglia perbene?
Avevo già fatto diversi provini con questa produzione ma per altri proggetti. Mi hanno chiamato, io avevo appena finito di girare una fiction per la RAI e non ci credevo di aver beccato così presto un altro progetto. Una volta confrontatomi con la mia agente, insieme abbiamo deciso di accettare ed è partita l’avventura.
Quando mi hanno fatto la prima telefonata ero dal mio amico Marco alla Paninoteca Jerry, non me lo scorderò mai!
Che effetto fa, da pugliese, immergersi in una storia che racconta e tratti momenti di vita della tua terra?
Girare in Puglia mi inorgoglisce, parlare i nostri dialetti, le nostre cadenze è una cosa che mi diverte terribilmente. È come scavare nel profondo delle mie radici. Grazie ad Apulia Film Commission si gira sempre di più in Puglia. lo scorso Settembre ho avuto il privilegio di girare nella mia amata Taranto.
Nella fiction tu interpreti Rocchino. Chi è il tuo personaggio? Cosa pensi di lui?
Il mio Rocchino è un giovane cresciuto con il mito della malavita. Viene da un contesto sociale molto particolare, è nato e cresciuto nella Bari Vecchia del 1985, periodo in cui la criminalità organizzata tirava all’amo tantissimi giovani per contrabbandare sigarette e per spacciare eroina.
Rocchino vive di espedienti, è un prepotente figlio della fame, ma non è un cattivo, gli mancanco semplicemente dei buoni esempi da seguire. Ed è proprio per questo che si troverà a servire la pericolosissima famiglia Straziota, famiglia di contrabbandieri e narcotrafficanti.
Quanto c’è di “Pierfrancesco” nei personaggi che interpreti?
Cerco di attingere sempre dal mio background per avvicinarmi ai personaggi che devo interpretare. Una volta dentro cerco di colorarli o decolorarli anche grazie alle emozioni che mi arrivano o grazie alle note della sceneggiatura e della regia.
Un pò di noi attori nei personaggi che interpretiamo ci sarà sempre, perchè questo è un mestiere che si fa con tutto, anima e corpo.
Da tarantino che effetto fa recitare in barese?
Stupendo, la cadenza e il dialetto barese mi fa volare. Ma in generale adoro cimentarmi in altri dialetti, mi arricchisce.
È la tua prima fiction importante?
Ho lavorato nella serie Sky “Romolo+Giuly”, nella serie evento su Totti “Speravo de morì prima” sempre su Sky e nella fiction RAI “Fino all’ultimo battito”.
Poi ho lavorato sia come attore ma soprattutto come dialogue coach nel film #Mondocane un film ambientato in una Taranto distopica che ha avuto molto successo.
Progetti per il futuro? Ci sono altri set in cantiere?
Ho delle date in teatro, partiremo da Torino con “Polvere” atto unico del quale sono autore, per la regia di Giulia Paoletti, prodotto dalla Compagnia C.G.Viola di Taranto e da Accademia Perduta Romagna Teatri.
Polvere parla di una famiglia tarantina che vive a ridosso della grande acciaieria. Saremo anche a Taranto in scena ma ancora non sappiamo quando.
Tra i vari progetti c’è di mezzo il TEDx del quale sono direttore artistico quest’anno. Faremo un evento il 26 Novembre al Mudi con musica elettronica e videomapping e l’11 Dicembre al Teatro Fusco ci sarà la Conference ufficiale del TEDx Taranto 2021. Vi aspetto!
Che rapporto hai con i tuoi colleghi sul set?
Ottimo!
In Storia di una famiglia per bene siamo stati davvero una grande famiglia.
Il set è come la vita normale, non puoi stare simpatico a tutti e non tutti possono starti simpatici, ma stai lavorando quindi bisogna andare avanti.
Posso dire che mi ritengo fortunato per per gente che ho incontrato, sono nate anche delle belle amicizie.
Cosa ti senti di dire ai giovani che ambiscono a diventare attori?
A dei giovani aspiranti attori direi sicuramente di studiare, ma non solo. Direi di vivere a pieno.
Credo fortemente che per un attore la formazione sia fondamentale, ma deve necessariamente essere supportata dal talento che è una cosa ben diversa dall’imparare ad eseguire un monologo.
Voler fare l’attore deve essere una vocazione, una voglia matta, un desiderio unico.
Il mio consiglio spassionato è quello di vivere al 100%, osservando bene ciò che vi circonda, prendendosi il lusso di viaggiare non solo con il corpo ma anche con la mente.
Siate coraggiosi perché il mestiere dell’attore è un mestiere di sacrificio, di attese, di gente che ti giudica, ma se avrete mai l’opportunità di farlo bene, vi assicuro che è la cosa più bella che ci sia, perché è qualcosa che non si fa mai da soli ma con la gente è per la gente.