Taranto sta cambiando e con lei il suo porto si sta rapidamente evolvendo, grazie al lavoro incessante dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio e delle altre amministrazioni, rappresentando per la nostra comunità una solida alternativa di sviluppo.
La Zona Economica Speciale ionico-lucana muove i primi passi, insieme con la Zona Franca Doganale, il terminal San Cataldo al Molo Polisettoriale inizia a riempirsi di container e a riassorbire progressivamente la forza lavoro dell’agenzia interinale del porto, la vasta Piastra Logistica è ultimata, il terminal Falanto è in via di consegna e già accoglie in maniera impeccabile le grandi navi da crociera, si susseguono avveniristici progetti basati sulle energie rinnovabili nell’intera area portuale, tanto da poter aspirare a un vero e proprio Ecopark, il nascente Distretto dell’Innovazione Digitale è centrato sulla filiera del mare e coinvolgerà importanti operatori ed enti accademici, la vela hi-tech internazionale in Mar Grande sta generando importanti ricadute e una significativa promozione del territorio ionico.
Alla luce di questo fermento, che oggi più che mai è necessario assecondare per garantire una sostenibile e rapida ripartenza del nostro sistema economico, risulta urgente una riflessione su talune concessioni del porto ionico, che come registrato negli ultimi mesi, anche per mezzo di autorevoli studi indipendenti, finiscono per vincolare intere banchine, fornendo in cambio un indice di impiego delle infrastrutture e delle maestranze locali davvero misero.
È soprattutto il caso degli spazi ormai smisurati e ingiustificati assegnati ad Acciaierie d’Italia, che soffocano la crescita e il lavoro nel nostro porto. Banchine che in molti casi non raggiungono il 40% dell’utilizzo nel corso dell’anno, un vero spreco. Taranto è alla ricerca di ben altre logiche produttive e le infrastrutture pubbliche, dopo gli ingenti investimenti degli ultimi anni, vanno valorizzate al meglio nell’interesse della collettività, senza creare riserve a favore di soggetti imprenditoriali del tutto sganciati dalla citata traiettoria economica del territorio.
Per quanto sopra, che corrisponde a un diffuso sentimento della cittadinanza, il Comune di Taranto, membro del Comitato di Gestione dell’Ente portuale, chiederà la revisione delle attuali concessioni dello stabilimento siderurgico, presumibilmente in relazione al Secondo e al Quarto Sporgente dello scalo ionico. Dalle sorti del porto dipende una parte essenziale del futuro di Taranto, e in quel futuro i protagonisti non saranno più il carbone e l’acciaio.