La zona rossa, i dpcm, le restrizioni, le distanze e tutto ciò che ne consegue, hanno esasperato chi da un anno a questa parte, sopravvive dietro la serranda chiusa della propria attività.
Dopo le proteste dei ristoratori avvenute quasi in tutta Italia, con aperture in segno di protesta, anche i lavoratori del campo della cura della persona, ritenuta “attività non essenziale”, hanno deciso di protestare giovedì 1 aprile a Taranto e provincia.
L’hanno chiamata “manifestazione gentile”. Tutti i parrucchieri, estetiste e barbieri, dunque, apriranno il loro negozio in segno di protesta. Un’attività che sebbene i decreti abbiano ritenuto “non essenziale”, di fatto lo è per la sopravvivenza di queste famiglie.
All’interno delle attività non vi sarà nessun cliente e nessun collaboratore, solo i titolari con vetrine allestite e luci accese, come se fosse un normale giorno di lavoro, di una normalità, purtroppo, lontana da tempo.
Ogni titolare, all’interno del proprio negozio, avvierà alle 10.30 un live su Facebook, nel quale esprimeranno la loro contrarierà a quella che ritengono una chiusura immotivata.
«Noi parrucchieri, estetisti, tatuatori abbiamo investiti soldi per avviare i nostri negozi e ne abbiamo investiti altri ancora per rendere più sicuri i locali con l’avvento della pandemia». Lo dice a Tarantini Time, Ivan Tursi, barbiere, padre di famiglia e componente della Federazione Nazionale Barbieri (FNB) che ha aderito a questa iniziativa contrassegnata dall’hashtag #IoApro.
«La nostra clientela è organizzata su appuntamento – dice Tursi -. I locali sono sempre sanificati, operiamo in sicurezza. E’ ingiusto chiudere le nostre attività. Nei nostri locali non si creano assembramenti, ogni cliente attende il proprio orario di prenotazione. Saremo in tanti giovedì ad esprimere la nostra amarezza. Vogliamo comunicare la nostra apertura quanto prima» ha concluso.