Un appello a 360 gradi e l’invito a boicottare le piattaforme di consegna a domicilio per la giornata di venerdì 26 marzo.
E’ quello che chiedono in un volantino rivendicativo i riders italiani e tarantini che domani incroceranno le braccia per il primo sciopero provinciale dei servizi di consegna di cibo o spesa.
Dopo le sentenze dei giudici italiani che riconoscono il lavoro subordinato e l’illegalità degli algoritmi per l’assegnazione delle consegne, oggi i fattorini in bici, moto o auto, che durante il primo lockdown furono definitivi “servizio pubblico essenziale”, alzano la testa.
Fanno turni di lavoro massacranti, si espongono al rischio, ma non hanno gli stessi diritti degli altri lavoratori – spiega Daniele Simon, segretario del NIDIL CGIL di Taranto – per questo chiedono una retribuzione vera e non a cottimo, diritti e tutele per la salute e la sicurezza loro e dei loro clienti, diritti previdenziali, il diritto alle ferie e al TFR e il diritto anche ad una rappresentanza sindacale.
Una battaglia che si inasprisce dopo che le grandi piattaforme nazionali che gestiscono il servizio, attraverso un accordo firmato con un sindacato di comodo, hanno sancito con un accordo l’abbassamento ulteriore delle tariffe a cottimo per il servizio.
In questo lavoro non sono più impiegati solo giovanissimi in cerca di un impiego da paghetta settimanale – spiega ancora Simon – qui parliamo di centinaia di lavoratori che ogni giorno da questa attività traggono il sostentamento per loro e le loro famiglie. Quell’accordo che abbassa le tariffe e annienta i diritti è anti-costituzionale.
Lo sciopero di domani investe dunque più livelli di coscienza.
Chiediamo innanzitutto ai cittadini di non ordinare manifestando solidarietà verso un settore scarsamente considerato – dicono dal sindacato – ma chiediamo anche agli esercenti che spesso usufruiscono della gestione di grandi piattaforme come Deliveroo, Glovo, o Just eat, di avere pazienza, nonostante il grave periodo che li vede coinvolti in prima persona con una crisi epocale sia per il piccolo che per il medio commercio. Ma è una battaglia di civiltà che vede proprio i piccoli esercenti penalizzati con una similitudine molto simile alla pressione che la grande distribuzione esercita proprio sul commercio di vicinato.
Lo sciopero durerà tutta la giornata di domani e per dirsi ben riuscito ha bisogno anche dei cittadini – conclude Daniele Simon – a cui chiediamo di non ordinare e mandare così un segnale forte alle piattaforme di consegna a domicilio.