Dopo i ristori ai piccoli imprenditori e partite iva, iniziano gli accertamenti da parte dell’INPS. Qualcuno dovrà restituire le somme percepite.
Un piccolo imprenditore della provincia di Taranto, vessato dal peso della pandemia e conseguenti chiusure nei mesi del lockdown, è uno di quelli che dovrà restituire la somma di 1200 euro percepita come ristoro per l’emergenza covid-19. È quanto gli comunica l’INPS con una lettera ricevuta per posta raccomandata, in cui c’è scritto che quella somma sarebbe stata percepita indebitamente, così come da accertamenti effettuati.
Ma quali accertamenti? È quello che si chiede il protagonista di questa storia, Donato Alba, 53 anni, titolare di un salone di acconciatori in un paesino della provincia di Taranto, Montemesola. Alba, nello stesso comune che conta meno di 4000 abitanti, ricopre anche la carica di consigliere comunale di opposizione e non riceve emolumenti, se non un gettone di presenza pari a circa 16 euro lorde per ogni consiglio comunale. Questi ultimi tra l’altro, sono stati anche sospesi durante lo scorso anno, proprio a causa del lockdown.
Il termine per la restituzione della somma è fissato al 29 marzo. Un duro colpo per l’imprenditore che come tantissime altre partite iva, nonostante le chiusure imposte dall’emergenza in corso, ha comunque dovuto adempiere gli onerosi obblighi tributari.
Quello di Alba, a quanto pare, non sarebbe un caso isolato. Diversi sono stati i titolari di partita iva che hanno ricevuto questa comunicazione dall’INPS, tutti con carica di consigliere comunale, assessore o sindaco, anche di piccoli comuni.
A chiedere il ristoro previsto dal Cura Italia, furono nel periodo dal 1 marzo 2020 al 30 aprile 2020, anche diversi Deputati, alcuni dei quali venuti allo scoperto dissero di averne fatto richiesta e di averli devoluti in beneficenza.
Non è questo il caso di Donato Alba, al quale 1200 euro ricevute in due tranches non hanno sicuramente cambiato la vita, ma gli hanno permesso di pagare qualche bolletta o coprire qualche spesa di un’attività che, seppur costretta alla chiusura, ha comunque continuato a mantenere i suoi costi.
«Comprendo che l’ente debba compiere degli accertamenti e fa bene a farli – dice Alba a tarantinitime.it – le somme però andrebbero chieste indietro a chi davvero le ha percepite indebitamente».
L’imprenditore ha provato, dopo aver ricevuto la lettera, a mettersi in contatto con il numero verde dedicato, ma non avrebbe ricevuto alcuna risposta esaustiva.
«Nessuno ha saputo dirmi su che base sia stato stabilito che io abbia percepito il ristoro indebitamente – dice – eppure è tutto trasparente: ci sono documenti del mio commercialista, la certificazione unica. Presso il comune di Montemesola è facilmente verificabile che non percepisco emolumenti per la mia carica di consigliere comunale, se non un gettone di presenza, che in un anno arriva complessivamente a circa 190 euro lorde, perché pago le tasse anche su quelli».
È amareggiato Donato Alba, contribuente sempre puntuale con un’attività in piedi da più di trent’anni. Per provare a far valere le sue ragioni, ha preparato un’istanza di annullamento in autotutela, nella quale mette nero su bianco la sua situazione patrimoniale e reddituale: «possono controllare tutto, anche il mio conto bancario, non ho alcun problema a mostrarlo. Sono un imprenditore che come tutti gli altri ha patito la crisi, la mia carica in consiglio comunale non mi arricchisce, lo faccio per vocazione e perché amo il mio paese, non sono un politico per professione. Quanti consiglieri comunali parrucchieri esistono in Italia?».
Se non dovessero pervenire risposte dall’ente, per Donato Alba l’unica strada da percorrere sarebbe quella legale, affidandosi ad un avvocato e questo comporterebbe delle spese che non può permettersi.
«Non ho le forze economiche per sostenere un procedimento giudiziale. Penso che restituirò quella somma, anche a rate se mi sarà permesso. Sicuramente non chiederò l’elemosina allo Stato, pago le tasse da oltre trent’anni, se ho bisogno di carità mi rivolgo al vicino di casa. E’ giusto però che queste situazioni vengano a conoscenza dell’opinione pubblica perché noi liberi professionisti, partite iva e imprenditori italiani, dopo il danno non ci meritiamo anche la beffa. Non ci sto» ha concluso.