Il Protocollo anti Covid nei luoghi di lavoro ha mostrato di funzionare bene anche durante le fasi peggiori della pandemia, è ancora valido e secondo noi non va modificato. Ma serve ora una norma chiara sui comportamenti da adottare nei confronti dei lavoratori che, non vaccinandosi, mettono a rischio la salute e la sicurezza degli altri lavoratori. Questa è la posizione di Confartigianato espressa nel corso del confronto tra il Ministro del lavoro Andrea Orlando, i rappresentanti del Governo e le parti sociali sul funzionamento dei protocolli di sicurezza e sui vaccini nei luoghi di lavoro.
Il primo protocollo di misure per contrastare la diffusione del virus, firmato dalle parti sociali il 14 marzo 2020 e integrato il 24 aprile – spiega Fabio Paolillo, Segretario provinciale di Confartigianato – ha contribuito in maniera decisiva a mantenere aperte le attività fondamentali, costituite da imprese manifatturiere e dei servizi, consentendo ai lavoratori di continuare a lavorare in sicurezza. Possiamo dire, con soddisfazione, che anche sul territorio tarantino è stato profuso questo sforzo da parte di larga parte delle imprese, che hanno recepito ed investito per la salvaguardia del patrimonio principale dell’azienda e cioè i collaboratori. Certo, bisogna tenere sempre alta la guardia e Confartigianato resta al fianco delle imprese anche per questi aspetti. Ora, però, deve essere garantito agli imprenditori che il Covid contratto dai propri dipendenti, quando è considerato infortunio sul lavoro, non comporti per il datore di lavoro il rischio di defatiganti contenziosi in sede penale e civile, oltre all’azione di regresso da parte dell’Inail. Su questo aspetto, la normativa attuale è assolutamente insufficiente.
Confartigianato ha offerto al Governo la propria disponibilità per contribuire alla diffusione della campagna vaccinale anche tra i lavoratori e gli imprenditori delle micro e piccole imprese utilizzando in particolare la rete della bilateralità artigiana.
E’ altresì importante chiarire che, per quanto riguarda le attività produttive e quelle artigianali, anche la recente normativa precisa chiaramente che per poter continuare ad operare occorre rispettare il Protocollo anti Covid-19 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Come ribadito dall’articolo 4 del DPCM 2 marzo 2021, sull’intero territorio nazionale, tutte le attività produttive industriali, artigianali e commerciali, sono tenute a rispettare i contenuti del Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro, sottoscritto da Governo e parti sociali il 24 aprile 2020 (nel DPCM 2 marzo è nell’Allegato 12).
Allo stesso modo per le attività in cantiere, le attività del comparto costruzioni, devono rispettare il Protocollo anti Covid-19 sottoscritto da governo e parti sociali dell’edilizia (nel DPCM 2 marzo è nell’Allegato 13).
E così anche le attività di trasporto e logistica devono rispettare il Protocollo sottoscritto il 20 marzo 2020 (nel DPCM 2 marzo è nell’Allegato 14).
Alla luce di quanto specificato sopra, e a patto che i Protocolli sulla sicurezza anti Covid-19 siano rispettati rigorosamente, la maggior parte delle attività produttive e commerciali possono continuare ad operare.