La sentenza del TAR di Lecce, in merito all’ordinanza del Sindaco di Taranto e del successivo ricorso da parte di Arcelor Mittal e ILVA in AS, mette in evidenza tutte le criticità e le fragilità dello stabilimento siderurgico di Taranto, inclusa l’assoluta assenza di scelte programmatiche sul futuro ambientale e industriale di Taranto.
La sentenza del 13 febbraio ripercorre i fatti in maniera chiara ed inequivocabile con dati incontrovertibili emersi dalle relazioni di ARPA Puglia, AReSS e di ISPRA, quest’ultima evidenziando lacune da parte di Arcelor Mittal su eventi emissivi in atmosfera dovuti ad anomalie impiantistiche, ad una serie di carenze e di criticità tecniche degli impianti soprattutto dei sistemi di controllo oltre che all’assenza di componenti tecniche immediatamente disponibili in magazzino come scorta per l’immediato intervento e risoluzione dell’anomalia sopraggiunta nell’agosto del 2020.
Arcelor Mittal non ha fatto nulla per superare tali criticità e, ad oggi, non riscontriamo nessun cambio di passo nonostante le tante segnalazioni della FIOM CGIL, indirizzate anche ai Commissari Straordinari di ILVA in AS (proprietaria degli impianti) a seguito delle ispezioni sullo stato manutentivo degli impianti sulle quali abbiamo chiesto più volte di essere messi ufficialmente a conoscenza, purtroppo senza alcuna risposta.
Il tempo è ormai scaduto! Riteniamo inaccettabile il continuo ricatto occupazionale, perpetrato da Arcelor Mittal per fini esclusivamente di carattere economici e produttivi. Infatti, la multinazionale continua a gestire la fabbrica attraverso costanti e pesantissimi tagli al costo del lavoro a discapito dell’ambiente, della prevenzione legata alla sicurezza, dello stato manutentivo degli impianti e di migliaia di lavoratori collocati in cassa integrazione.
Inoltre, in questi anni la politica è intervenuta con decreti d’urgenza che, di fatto, hanno ritardato l’attuazione delle prescrizioni previste dall’Autorizzazione Integrata Ambientale e ha consegnato, con un bando di vendita internazionale, un sito d’interesse strategico per il Paese ad una multinazionale che privilegia gli investimenti produttivi nei Paesi extra europei.
L’intervento pubblico al 50% per il 2021 con l’ingresso di Invitalia nel capitale sociale di Arcelor Mittal deve segnare un cambio di passo radicale e il governo deve necessariamente riaprire sul tema del piano ambientale, attraverso il riesame dell’AIA e l’introduzione delle linee guida della valutazione di impatto sanitario preventivo.
Serve immediatamente un comitato tecnico scientifico, come quello istituito in occasione della pandemia, per dare risposte ad un territorio fortemente colpito e ferito da anni di inquinamento industriale.
Per la FIOM CGIL il futuro occupazionale di migliaia di lavoratori è strettamente ed indissolubilmente legato ad un serio intervento di risanamento ambientale attraverso una transizione ecologica che deve necessariamente superare il modello industriale novecentesco. Spetta anche a noi vincere questa sfida.