Il tentativo di ribaltare le responsabilità della vertenza ex Isola Verde solo sul Comune di Taranto è un segnale inequivocabile di approssimazione politica e inconsapevolezza della storia e dei processi amministrativi del nostro territorio.
Chi, come il consigliere regionale del M5S Marco Galante, afferma che l’ente civico sia l’unico ad avere gli strumenti per dare risposte ai lavoratori, compie il pessimo esercizio di illudere ancora una volta queste persone già provate dall’incertezza, senza fornire alcun utile contributo, derubricando persino le norme esistenti. Dopo tutto, questo non stupisce, dato che non si ricordano interventi sostanziali del consigliere Galante già dalla precedente legislatura regionale.
Soprattutto, il consigliere Galante, non avendo mai vissuto la strada e i cantieri di Taranto, dimentica che l’ex Isola Verde era un progetto dell’ente provinciale, poi sposato dagli altri enti locali nel desiderio di non disperdere forza lavoro e professionalità locali, infine finanziato dal protocollo di Verde Amico, del già Commissario alle bonifiche Vera Corbelli. Per inciso, quasi le uniche bonifiche sin qui eseguite a Taranto sono quelle degli addetti ex Isola Verde, delle innumerevoli promesse di Governo sul tema non vi è traccia, anzi negli ultimi anni abbiamo assistito a sperperi e provvedimenti del Ministero dell’Ambiente sempre aperti a consentire dilazioni alle applicazioni AIA di ArcelorMittal, mai aperti invece a sostenere questi lavoratori e le decantate bonifiche del territorio ionico. Il consigliere Galante sembra non sapere nemmeno, e non preoccuparsene, che ci sono lavoratori mai riavviati al servizio da parte dell’ente provinciale.
L’amministrazione Melucci ha già fatto tutto quel che era nelle sue possibilità, e anche di più, con grande sacrificio finanziario e non solo. È stato pressoché l’unico partner istituzionale a mettere sul piatto 1,7 milioni di fondi propri, per offrire un’opportunità a questa platea di operatori ereditati dalla Provincia: uno sforzo giustificato dalla prospettiva di ricercare una soluzione più stabile, al servizio della transizione verde invocata da più parti, compito che avrebbe dovuto essere assolto da quei soggetti che, oltre il cosiddetto carosello del cantiere Taranto, non sembrano capaci di spingersi.
Le dichiarazioni scomposte del consigliere Galante e le sue belle locandine colorate su Facebook non sono di alcuna utilità per i lavoratori e le loro famiglie in questo momento, ci piacerebbe sapere lui, che dispensa consigli dal suo pulpito molto ben pagato, cosa ha fatto per le bonifiche e quei lavoratori negli ultimi sei anni.
Ma per fortuna, i lavoratori ed i loro rappresentanti sindacali la storia la conoscono molto bene, sanno chi è sempre stato al loro fianco, come sanno che già oggi il nostro sistema di partecipate, a prescindere dagli esiti della vertenza, tenterà di assorbire alcuni di quei lavoratori nel suo piano industriale. E tutti loro sanno bene, al contrario, chi compare oggi all’improvviso a fare inconcludente chiasso sulla vicenda.
Come hanno già ribadito limpidamente proprio le sigle sindacali e confederali in Prefettura, unitamente alla stessa Task Force regionale per l’occupazione, il percorso per risolvere la vertenza è tracciabile all’interno del Contratto Istituzionale di Sviluppo, e dell’applicazione per quel bacino di lavoratori delle disposizioni che su quel tavolo proprio un collega di partito del consigliere Galante, il senatore Mario Turco, aveva patrocinato. In tal caso, non ci sarebbe più una questione di fondi da intercettare o di competenza da esercitare, ma di coraggio nel dare ai lavoratori le risposte che si aspettano, trasformando le chiacchiere e gli slogan da piattaforma Rousseau in vera, fattiva, buona politica.
Impegno, responsabilità e coraggio, caro consigliere Galante. Ma si sa, “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.