Clementine invendute, incontro con l’Assessore regionale all’Agricoltura Pentassuglia per interventi ad hoc. Con la crisi causata dal Covid, i limiti alla movimentazione e le temperature più alte della media stagionale è crisi profonda per gli agrumi, come il crac per le clementine in provincia di Taranto, che restano invendute sugli alberi, a causa dei consumi in caduta libera del 60 per cento e prezzi stracciati a 15 centesimi al chilogrammo, con una perdita del valore del 10 per cento per il calo della Produzione Lorda Vendibile, ferma a 70 milioni di euro rispetto ai 78 milioni dell’anno scorso.
E’ quanto ha denunciato Coldiretti Taranto all’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia, che tempestivamente ha accolto l’appello degli agricoltori di fare il punto della situazione e tracciare il futuro dell’agrumicoltura in Puglia con provvedimenti ad hoc per il comparto.
“E’ necessaria l’istituzione di un tavolo agrumicolo permanente, considerato che la crisi del comparto è strutturale, e un Piano agrumicolo regionale che preveda il sostegno per nuovi impianti e una rigenerazione del patrimonio agrumicolo in provincia di Taranto”, ha chiesto il direttore della Coldiretti regionale, Pietro Piccioni, nel corso dell’ampio e costruttivo confronto con l’Assessore Pentassuglia.
“Le imprese agricole impegnate nella produzione di agrumi in provincia di Taranto sono 1.041, il 9 per cento del totale dell’imprenditoria agroalimentare ionica, con una produzione di clementine, arance e mandarini di 2,5 milioni di quintali – dice Aldo Raffaele De Sario, direttore Coldiretti Taranto -; è un patrimonio da valorizzare attraverso un piano straordinario agrumicolo e un sostegno al reddito. “Da novembre scorso abbiamo denunciato la grave crisi che il comparto agrumicolo della provincia di Taranto sta vivendo. Di 2,5 milioni di quintali di agrumi prodotti, ben 1,5 milioni sono rimasti invenduti”, ha aggiunto il presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo, lamentando l’andamento al ribasso di un “mercato freddissimo a causa del crollo dei consumi e dei prezzi molto al di sotto dei costi di produzione, con il rischio deflazione nei campi con arance e clementine che restano invendute sugli alberi”, ha aggiunto Cavallo.
Per questo Coldiretti ha chiesto aiuti urgenti ai produttori di agrumi pugliesi a titolo di indennizzo una tantum al fine di compensare il danno subito, a causa del temporaneo crollo dei mercati cagionato dall’emergenza da Covid 19 e che l’assessore regionale, in qualità di coordinatore della Commissione nazionale per le politiche agricole, si faccia portavoce di una proposta formale al Ministero affinché anche il codice Ateco corrispondente alla produzione agrumicola possa rientrare tra quelle attività beneficiare dell’esonero contributivo, a valere sull’art. 222 del Decreto Rilancio.
“Anche la campagna agrumicola 2020/2021 ha subito insidie letali per il settore, dalle importazioni di prodotto dall’estero senza passaporto verde, al crollo dei prezzi, ai rischi ambientali che le imprese agricole subiscono quotidianamente, un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire drasticamente”, ha lanciato l’allarme il presidente Cavallo. Coldiretti ha anche chiesto una stretta sui controlli degli agrumi importati dall’estero che invadono il mercato interno e avvio di controlli a tappeto anche nei mercati generali per assicurarsi che sulle etichette sia indicata chiaramente l’origine del prodotto, oltre ad accordi con la Grande Distribuzione Organizzata per la commercializzazione di agrumi 100 per cento Made in Puglia e lo stanziamento delle risorse per il risarcimento dei danni subiti dai produttori e dai vivaisti in caso di obbligo di espianti.