Proviamo a fare chiarezza sui termini contestati e a mostrare alle parti che noi vogliamo insieme a loro ricercare delle soluzioni veramente sostenibili. Ricostruiamo, perciò, in un agile schema gli scenari a noi noti. E sulla valutazione coinvolgiamo i cittadini tarantini.L’ex Ilva è un paradigma per tutta l’Italia. Non ci sarà futuro roseo per il sistema Paese senza una soluzione sostenibile e rispettosa dei diritti umani e costituzionali per Taranto. Il tempo dei rinvii e dei trucchi è scaduto.E non possono più le ragioni della produzione nazionale soverchiare le ragioni della salute e dell’ambiente a Taranto.Il prossimo 9 dicembre è lo spartiacque della storia moderna di Taranto. Mercoledì deve aprirsi finalmente un dialogo serio tra tutti, senza preconcetti, ove deve entrare la scienza e devono valere i numeri, quelli dell’occupazione come quelli dei soldi che il Governo è disposto a impiegare per la salvezza di Taranto, e soprattutto i numeri di una strage che deve finire.Chi diserta quel tavolo non ha scusanti, si assume un’incancellabile responsabilità davanti alla città intera e ai suoi figli.Ai no muscolari e inspiegabili, nelle dichiarazioni di alcuni vertici sindacali di queste ore, risponderemo con un atteggiamento collaborativo e pacato, razionale e responsabile. Ma le ipocrisie adesso devono cadere. Il Governo deve dirci se crede alla transizione giusta per Taranto e il Paese, se ha nelle corde questa forza e questo coraggio.Probabilmente il Governo firmerà quell’intesa così scadente per la salute e l’ambiente con ArcelorMittal, ma questo non impedirà alla città di andare avanti sulla strada della riconversione e dell’arretramento dello stabilimento.Io voglio ancora sperare che tutte le forze politiche e di Governo sappiano cogliere questa opportunità di dialogo con la comunità e vogliano sforzarsi di intraprendere strade più impegnative ed onerose, ma sicuramente più morali.