È stata confermata nel pomeriggio di ieri, domenica 29 novembre, la notizia della morte di Vincenzo Semeraro, il bimbo di 11 anni ricoverato al policlinico Gemelli di Roma, per un linfoma alle ossa.
Il piccolo Vincenzo abitava nel quartiere Tamburi, in via Masaccio, assieme a mamma Tiziana e papà Francesco e Il 22 agosto aveva festeggiato il suo undicesimo compleanno a Roma, dove seguiva diversi trattamenti in attesa del trapianto di midollo, affrontato i primi di ottobre.
Di lui abbiamo parlato all’inizio dell’estate, dando voce all’appello lanciato dai suoi genitori, che chiedevano un sostegno, un contributo essenziale per pagare le cure costose a cui Vincenzo doveva sottoporsi.
Nel dicembre 2019 viene confermata la diagnosi di linfoma linfoblastico primitivo delle ossa. Da lì in poi Vincenzo affronta diversi cicli di chemioterapia al Policlinico di Bari e il primo luglio, grazie anche alla solidarietà di cittadini e associazioni, raggiunge Roma, per sottoporsi a 3 cicli di immunoterapia e affrontare il trapianto di midollo.
Le sue condizioni diventano critiche a fine ottobre, a poco tempo dal trapianto – intervento a cui il piccolo reagisce bene – e a pochi giorni dall’inizio del trattamento CAR-T.
Poi il peggioramento delle sue condizioni di salute e, in seguito, entra in coma i primi giorni di novembre.
Per lui in tanti si sono mobilitati, come il comitato cittadino “Per un quartiere migliore” di Paolo VI, (dove è cresciuto il papà di Vincenzo), che il 9 novembre si raccoglie in preghiera, mentre il piccolo continuava a lottare.
Un timido segnale di speranza sembra arrivare quando Vincenzo si risveglia e riprende a respirare da solo , ma solo alcuni giorni dopo ritorna in coma.
“Siamo diventati un’enorme Taranto”, ha scritto in un tweet Fiorella Mannoia, alcune settimane fa.
Ma per chi è nato e vive qui, il paragone è troppo lontano dalla realtà.
Qui, dove i bollettini non cessano mai e i decreti sembrano agire nella direzione contraria alla tutela della salute, qui il Covid rischia di essere un diversivo ad un destino, spesso, già segnato e deciso dall’alto.
No, non è possibile diventare come Taranto, forse lo si può vagamente immaginare: non c’è zona arancione, né rossa e nemmeno gialla, ma solo una cupa e fitta nube nera che incombe sulle teste degli abitanti.
Ma la città ha imparato a piangere le sue vittime con dignità: quella di chi sa che non esiste vaccino, né una cura semplice a questo male e quindi non può concedersi di mollare.
Questa sera, alle ore 19, la salma del piccolo Vincenzo farà rientro per un ultimo saluto (nel rispetto delle norme anti-covid) in via Masaccio, nel quartiere Tamburi e poi verrà condotta nel cimitero “San Brunone”, per la sepoltura.