Quello che abbiamo cominciato a vivere è un Natale diverso dagli altri a causa della terribile pandemia con la quale siamo costretti a fare i conti.
Ancor prima del Covid, l’amministrazione Melucci aveva pensato, in accordo con i ragazzi dell’oratorio dell’Isola Madre, di caratterizzare il periodo natalizio della Città Vecchia nell’ottica della rivalutazione di quelle che per posizione, storia e tradizione, sono le sue tipicità: il mare, la pesca, l’artigianato. Proprio per questo si è scelto un simbolo identitario di Taranto vecchia: la nassa.
Sono ormai pochissimi coloro che sanno intrecciare il giunco, “u sciunghe” come si dice dalle nostre parti, che è ormai raro sulle rive del Mar Piccolo. Ed è a loro che i residenti coinvolti nel progetto si sono rivolti per l’ideazione, la progettazione e la realizzazione delle decorazioni e delle nasse.
Gli attrezzi della pesca, quelli che ci riportano alla vocazione più vera dell’Isola, sono il tema scelto per le luminarie nei vicoli, quelle che condurranno ai presepi delle chiese della parte alta del quartiere, San Cataldo, San Domenico, Madonna della Salute, così come a quelle della marina, dei pescatori, San Giuseppe, San Cosimo e Damiano, Sant’Anna.
Tutto ciò grazie a una “rete” virtuosa formata dal vicesindaco Fabiano Marti e dall’assessore al Turismo Fabrizio Manzulli, in rappresentanza dell’amministrazione Melucci, la parrocchia, i residenti e le cooperative dei mitilicoltori.
Nel rispetto di tutte le misure di sicurezza previste per evitare il contagio, nei prossimi giorni sarà possibile visitare la Città Vecchia e le sue chiese dove ci si potrà concedere un momento di riflessione e di preghiera dedicato soprattutto ai sanitari in prima linea e a chi soffre a causa del Covid.
«Abbiamo voluto rispettare l’identità dell’Isola Madre – ha dichiarato il vicesindaco Fabiano Marti – e coinvolgere gli abitanti del quartiere proprio in un momento così identitario come il Natale».
«Il nostro compito – aggiunge l’assessore al Turismo Fabrizio Manzulli – è quello di costruire un percorso di consapevolezza dei tarantini rispetto al luogo in cui vivono, solo così potremo diventare realmente una città turistica».
*Le illustrazioni del progetto sono di Nicola Sammarco