Lunedì 23 novembre è stato raggiunto da un ordine di custodia cautelare ai domiciliari, emesso dal gip del tribunale di Brindisi, Tea Verdosa – su richiesta del pm Livia Orlando – il 35enne M.F., residente a Salice Salentino (LE) e accusato dei reati di revenge porn, atti persecutori e sostituzione di persona.
Il 35enne è stato denunciato il 2 novembre da una donna di quasi 30 anni – originaria di Brindisi, ma da poco trasferitasi per lavoro in una città del nord Italia – con cui aveva intrattenuto una breve frequentazione.
I due si sarebbero conosciuti attraverso i social e dopo alcuni scambi di messaggi, sarebbe nata tra i due l’attrazione: un’attrazione che avrebbe reso la conversazione più intima, finanche arrivando ad uno scambio reciproco di foto e video intimi dei due.
Arrivati all’incontro reale, i due avrebbero poi consumato alcuni rapporti sessuali durante la loro frequentazione: rapporti intimi che l’uomo avrebbe filmato con una webcam.
Momenti di vita privata e intima che sono stati poi utilizzati nel tentativo di danneggiare la donna al termine di quella breve relazione.
Dalle minacce di rendere pubblici le immagini e i video erotici, M.F. sarebbe passato ai fatti: quella intimità violata non solo attraverso il web con la diffusione di contenuti espliciti e pornografici, ma anche per mezzo di immagini stampate e affisse nel paese in provincia di Brindisi di cui la ragazza è originaria, tra amici, parenti e nell’ambiente di lavoro della giovane.
Arrivata al culmine della disperazione, la giovane si sarebbe rivolta i primi di novembre alla Squadra Mobile di Brindisi della sezione reati sessuali e reati contro la persona, per denunciare l’accaduto.
La polizia, sia attraverso metodi tradizionali di indagine, sia mediante l’acquisizione dei contenuti digitali condivisi sui finti profili social, è riuscita a risalire all’uomo, che dovrà rispondere ora dei reati di atti persecutori, revenge porn e sostituzione di persona.
Solo alcune settimane fa, una maestra d’asilo di Torino era stata oggetto di licenziamento da parte della dirigente della scuola materna per cui lavora, dopo che il suo fidanzato aveva diffuso nelle chat di amici e dei compagni di calcetto, alcune foro e un video intimo della donna. Video arrivato nelle mani della moglie di un compagno di squadra del ragazzo, che riconoscendo la maestra d’asilo, avrebbe pensato bene di segnalarla alla direttrice scolastica. Peccato che i tre soggetti – il fidanzato, la dirigente e la moglie del calciatore – siano ora accusati di diffamazione e dovranno risponderne in un’aula di Tribunale.
Il revenge porn è stato introdotto come fattispecie di reato solo in tempi recenti: La legge 19 luglio 2019 n. 69, all’articolo 10 ha introdotto anche in Italia (art. 612-ter, codice penale) il revenge porn che condanna la “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” e che viene punito con la reclusione da uno a sei anni e multa da 5mila a 15mila euro (con inasprimenti della pena in alcune ipotesi con aggravanti di reato); pena che si applicata anche ai soggetti che ricevono tali contenuti e diffondono, cedono, consegnano, pubblicano quei contenuti senza il consenso della persona, per arrecare danno.