Nelle prime ore di oggi, 25 novembre 2020, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Lecce, hanno eseguito l’Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dalla locale Procura della Repubblica, a carico tre persone, tutte residenti a Lecce, responsabili in concorso tra loro, dei gravi reati di rapina, estorsione, minacce, violenza e danneggiamento. Il DE VERGORI è indagato anche per possesso ai fini di spaccio di sostanza stupefacenti, per aver detenuto e ceduto a terzi sostanza stupefacente del tipo marijuana.
I tre leccesi, al fine di appianare una situazione debitoria in seguito alla cessione di sostanza stupefacente, pari a 500 euro, da parte di C.G., lo costringevano, prospettando gravi danni sulla sua persona e su quella del nipote minorenne che in quella occasione lo accompagnava, a farsi consegnare la chiavi dell’autovettura.
In particolare i soggetti indagati, appartenenti al sodalizio criminoso, destinatari dell’Ordinanza di Custodia Cautelare, dopo essersi impossessati dell’autovettura del tipo ALFA ROMEO “Mito”, di proprietà di C.G., lo costringevano ad allontanarsi dal luogo cui avveniva l’indebito possesso. L’autovettura in questione, con valore approssimativo di circa 6000 euro, veniva, pertanto sottratta al proprietario dal D.V.
Il C.G., più volte minacciato anche di morte, era stato costretto ad allontanarsi, privandosi del suo bene, dopo aver ricevuto la vana promessa che sarebbe rientrato in possesso della medesima, ma solo dopo aver sanato la situazione debitoria. In realtà, senza attendere l’estinzione del debito, il gruppo criminale provvedeva, nella nottata successiva, ad incendiare l’autovettura in questione.
Le indagini condotte dagli investigatori della Squadra Mobile di Lecce, e scaturite dalla denuncia presentata dalla parte offesa, consentivano di risalire agli autori del reato ed a delineare il concretizzarsi degli episodi delittuosi. Le indagini, che avevano inizio il decorso mese di agosto, si concludevano ad Ottobre, con la richiesta del provvedimento restrittivo.
Per due di loro veniva disposta la custodia in carcere, per il terzo, invece, la misura degli arresti domiciliari.