«Apprendiamo dai giornali che il giudice del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, ha inoltrato una nuova richiesta alla commissione del Senato per le autorizzazioni a procedere all’utilizzo delle intercettazioni del senatore Roberto Marti (Lega). Siamo stati inoltre rassicurati: la richiesta sarà incardinata nella prossima seduta. Il pressing che abbiamo attuato nei giorni scorsi su entrambe le Camere, per sbloccare una lunga fase di stallo, ha evidentemente sortito il suo effetto. Vogliamo vederci chiaro». Esprimono soddisfazione i parlamentari salentini Leonardo Donno, Iunio Valerio Romano, Cataldo Mininno, Barbara Lezzi, Diego De Lorenzis, Daniela Donno e Soave Alemanno.
«Proprio nelle scorse ore – spiegano i parlamentari – abbiamo ricevuto risposta scritta ad una nostra istanza indirizzata al Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico. Nella risposta si legge che “una richiesta di autorizzazione all’utilizzo di intercettazioni riferibili al senatore Marti risulta pervenuta al Senato il 6 ottobre scorso”».
Marti è coinvolto in un’inchiesta avviata dalla Procura leccese per presunto voto di scambio. I fatti contestati risalgono al periodo in cui era deputato. Oggi senatore, il già assessore ai servizi sociali del comune di Lecce è chiamato a rispondere delle accuse di abuso di ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato, in concorso con altri imputati. L’inchiesta della Procura che lo coinvolge ha preso il via dalla sospetta assegnazione ad un elemento di spicco della Sacra Corona Unita di un immobile confiscato alle organizzazioni mafiose salentine.
«A distanza di 2 anni dall’apertura del fascicolo di inchiesta -concludono- ancora non è dato sapere se il senatore sia coinvolto direttamente nelle accuse oggetto di inchiesta. Adesso che il gip ha inviato una nuova richiesta a procedere, speriamo che questa lunga fase di stallo abbia fine. La Legge è uguale per tutti pur essendo garantisti, in qualità di portavoce reputiamo di dover essere i primi a dare il buon esempio e dimostrare, concretamente, la nostra piena fiducia nella giustizia, libera di fare il suo corso».