Tiene banco in questi giorni la questione legata alla concessione del pontile Rota, sotto al lungomare di mar Grande all’altezza del Palazzo delle Poste. Costruito negli anni ’30 per l’approdo di motonavi che sbarcavano i marinai, è in abbandono dalla fine degli anni ’60.
Nel 2017 è stato affidato in concessione dal Comune alla società tarantina Green Sea Srls, che ne aveva fatto richiesta al fine di realizzare “attracchi per natanti, da diporto e non”, nonché infrastrutture che si estenderanno per 1.650 mq sull’area a terra, fino alla Rotonda del Lungomare, in cui troveranno spazio un’area ristoro, servizi igienici ed un solarium.
Senz’altro positivo il recupero del pontile e la possibilità di fruire di un angolo di città abbandonato e che può dare tanto all’immagine di Taranto, ma la concessione è stata rilasciata prima della formulazione, da parte dell’Amministrazione comunale, dell’atto di indirizzo sul Piano Comunale delle Coste ancora in corso di realizzazione. In realtà il Comune doveva esserne dotato da anni, in ottemperanza alla Legge regionale 17 del 10 aprile 2015 e risulta a tutt’oggi inadempiente. Il PCC, più volte annunciato, è molto importante poiché consente di preservare, conservare e valorizzare le coste, salvaguardandole da fenomeni di erosione e sommersione e dando gli strumenti adeguati per gestire in modo sostenibile le concessioni demaniali relative al mare (stabilimenti e strutture di ogni tipo). Esso dovrà poi essere aperto alle osservazioni della cittadinanza per un mese, come da norma regionale.
Ma c’è un altro aspetto di cui tener conto e di cui chiediamo informazioni all’Ente civico: nel 2008 la società partecipata Amat presentò un progetto per la mobilità sostenibile che prevedeva anche il recupero del pontile Rota, al fine di farne un ulteriore attracco per le proprie motonavi. L’idea, assai valida, era quella di creare un sistema di attracchi che favorisse la mobilità via mare al posto di quella via terra, aggiungendo ai moli della Rampa Leonardo Da Vinci e di piazzale Democrate, quello del Rota al lungomare, di Mariscuola a San Vito, di Cimino e della Cittadella delle imprese. Evidenti le ricadute ambientali ed anche turistiche della proposta.
Per questo chiediamo all’Amministrazione comunale cosa ne è stato di quel progetto e se si è ritenuto, come ci auguriamo, di prevedere per il pontile Rota un opportuno e doveroso utilizzo pubblico in riferimento ai nostri traghetti Amat, oltre a quello privato dichiarato, senza ulteriori particolari, dai concessionari.
Ci riserviamo di fornire ulteriori approfondimenti per una vicenda che ci pare ne meriti anche sotto altri aspetti.
Giustizia per Taranto