La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di due medici del pronto soccorso, un’anestesista e un cardiologo dell’ospedale “Giannuzzi” di Manduria, a seguito della denuncia presentata dai familiari di Daniela Mancino, deceduta al Santissima Annunziata la mattina del 12 agosto.
La donna, una 39enne di Sava, ma residente da anni a Manduria, separata e madre di una figlia dodicenne, aveva avvertito un forte mal di testa e spossatezza mentre si trovava nella propria abitazione e aveva chiesto l’intervento del 118 nella serata dell’11 agosto.
Dopo alcune ore dal ricovero all’ospedale di Manduria le sue condizioni erano peggiorate, tanto da richiederne il trasferimento al SS. Annunziata, dove era arrivata in fin di vita. Intubata e trasferita al nosocomio tarantino la notte dell’11 agosto, dai risultati degli esami a cui era stata sottoposta all’ospedale “Giannuzzi”, era emersa una meningite fulminante. La mattina del 12 agosto la donna, che da alcune ore era entrata in coma, muore nell’ospedale tarantino.
I quattro atti di garanzia, notificati dal PM della Repubblica di Taranto Daniele Putignano, sono da considerarsi un atto dovuto della Procura. L’autopsia, affidata al medico legale e consulente del Pubblico Ministero, Alessandro Dell’Erba, chiarirà le cause del decesso.
La donna non presentava patologie pregresse, né prendeva alcun farmaco.
I sanitari che avevano in cura la donna, dopo il decesso della stessa, alla luce degli esiti dell’esame sul liquido midollare che avrebbe rilevato una meningite fulminante, non avevano ritenuto necessario effettuare l’autopsia e hanno riconsegnato alla famiglia il corpo della 39enne. Salma che i familiari hanno infine deciso di lasciare all’obitorio dell’ospedale, a disposizione della magistratura.
I genitori, il fratello e l’ex marito – in qualità di tutore della figlia minorenne – della donna, si sono costituiti come parti offese in questo procedimento e chiedono di poter far luce sulla vicenda, per chiarire le eventuali responsabilità su quanto accaduto.
I quattro operatori sanitari del nosocomio manduriano, raggiunti da avviso di garanzia – atto dovuto della Procura – avrebbero intanto indicato il medico legale Massimo Brunetti come consulente di parte, per presenziare all’esame autoptico della donna.
La donna viveva da sola con sua figlia dodicenne, dopo la separazione dal marito e lavorava come assistente agli anziani.