“Obiettivo principale della delegazione era quello di consegnare personalmente al presidente Conte la lettera sottoscritta a quel momento da 5060 liberi cittadini e 54 associazioni dell’intera nazione. Non ci attendevamo molto di più e così è stato.
Durante il confronto, abbiamo notato le strabilianti doti oratorie del premier che non solo ha dato l’impressione di non ascoltare gli interlocutori, ma a tratti ha dato anche l’impressione di non mostrare empatia con gli stessi.
Nessuna risposta significativa sulla salubrità dell’ambiente e la salute dei cittadini; solo una fantomatica transizione energetica che nulla vuol dire e che va contro le richieste a lui rivolte: chiusura delle fonti inquinanti, a cominciare dall’area a caldo dell’ex-Ilva.
Per quanto riguarda la scelta tra salute e lavoro, abbiamo ribadito più volte che ai tarantini mai è stata consentita tale scelta, sempre calata dall’alto; a quanto pare, però, questa considerazione, secondo il Premier, merita di essere ignorata visto che è rimasto ancorato nelle sue convinzioni (pensiero che, tra l’altro, è sempre stato espresso da premier e ministri anche prima dei suoi due governi).
A tal proposito, gli abbiamo ricordato che l’area a caldo è già stata dichiarata illegale e posta sotto sequestro senza facoltà d’uso e che l’Italia è già stata condannata dalla CEDU per non aver tutelato la salute e la vita dei tarantini. Eppure, questa produzione illegale continua ad essere in funzione.
Per il presidente Conte, evidentemente, è più importante rifare il trucco a Taranto (promettendo 400 milioni per la città vecchia, per un acquario e relativo maquillage) che curare la città dai tumori che la stanno devastando. Preferisce un intervento di chirurgia estetica a operazioni atte a salvare delle vite.
Pone, poi, sul piatto quasi 500 milioni per aiutare la multinazionale franco-indiana in questa fallimentare avventura che procura perdite per 100 milioni di euro al mese, quando con meno della metà si potrebbero pagare gli stipendi di tutti i dipendenti riaccreditandoli di quella dignità di lavoratori persa in quella fabbrica che non assicura ciò che la Costituzione prevede per il lavoro: salute, sicurezza, salubrità ambientale, dignità. In assenza di questi diritti, il lavoro viene retrocesso al livello di servitù. Lo Stato che diventa complice pagante della produzione assassina è quanto di più lontano dalla Costituzione italiana si possa immaginare.
Infine, non una parola di solidarietà nei confronti della mamma che gli ha raccontato della perdita della figlia; anzi, per dirla tutta, il premier si è anche permesso il lusso di riprenderla per quello che, secondo lui, era un sorriso.
Totalmente negativo è stato, a nostro parere, questo incontro. Continueremo a chiedere, come in passato, la chiusura dell’area a caldo già concessa a Genova e a Trieste.
E continueremo ad inviargli la stessa lettera, ogni settimana, corredata dalle sottoscrizioni che continuano ad aumentare.”
Taranto 10 agosto 2020
Assoc. Genitori tarantini ETS