Aggressione ai danni di tre agenti di polizia penitenziaria nella giornata di mercoledì 5 agosto, all’interno del carcere “C. Magli” di Taranto.
Autore di questa aggressione che ha mandato all’ospedale – con ferite e contusioni guaribili in pochi giorni – i tre agenti, è un detenuto di 20 anni, che sconta una pena per reati contro il patrimonio; trasferito poco fa dal carcere di Lecce dove si era reso protagonista di un’altra aggressione ad alcuni poliziotti.
Il Sappe nazionale – Sindacato autonomo di polizia penitenziaria – spiega che il giovane, di origine napoletana, soffre di alcuni disturbi psichiatrici e racconta che la violenza contro gli agenti di polizia penitenziaria sarebbe scattata dopo un tentativo fallito di chiamare al telefono i familiari.
Dopo alcune chiamate senza risposta ai familiari, l’agente che sorvegliava il detenuto lo avrebbe invitato a rientrare in cella, rassicurandolo sul fatto che avrebbe potuto riprovare a telefonare in seguito, ma la reazione del giovane – come spiega Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe – sarebbe stata quella di spingere per terra l’agente e poi di aggredire i due poliziotti intervenuti in soccorso del collega, che poco dopo sono riusciti finalmente a bloccarlo.
La gestione dei detenuti affetti da malattie psichiatriche resta, come sottolinea Pilagatti, un problema non risolto della Asl pugliese, all’interno delle carceri. Un problema, aggiunge il Sappe, che viene scaricato agli agenti di polizia penitenziaria, che hanno l’onere di gestire soggetti problematici.