Il 18 Luglio abbiamo ricevuto dalla Federazione provinciale del PD un invito per oggi, lunedì 20 luglio, per parlare del futuro di Taranto, insieme ad altre “gentili associazioni e cordiali movimenti” in un propizio scambio di visioni e progetti.
Il film che sta andando in scena è il più squallido dei remake di quanto in passato hanno fatto tutti i partiti politici per cercare di rosicare un po’ di voti, operazione che al partito di governo alleato con il PD è riuscita perfettamente alle scorse elezioni (e non solo a Taranto). Perché, lo sappiamo bene, i partiti si preoccupano del futuro di questa città solo in prossimità di elezioni.
Così, mentre a Roma si discutono accordi e alleanze sottobanco fra questo o quel partito, a Taranto si convocano i cittadini solo per fare le solite promesse elettorali e cercare spudoratamente voti sulla pelle dei tarantini.
Per queste ragioni abbiamo deciso di non esserci, di non prestare il nostro fianco ad una campagna elettorale che, ancora una volta, vede la nostra città al centro di discorsi e promesse che sappiamo già saranno disattesi.
Lo sappiamo perché le trattative misteriose del Governo e confuse delle istituzioni locali con ArcelorMittal o qualsiasi altro stakeholder, considerano ogni fantomatica ipotesi meno la programmazione della CHIUSURA di tutto lo stabilimento, con conseguente bonifica di tutto il SIN attraverso il reimpiego di tutta la forza lavoro di cui lo stabilimento e la città dispongono.
Abbiamo declinato l’invito del PD, perché riteniamo lesivo della nostra dignità aprire un confronto, evidentemente falso, con un partito autore della gran parte dei 13 decreti Salva Ilva, autore del contratto di vendita che, nei fatti, ha svenduto ancora una volta Taranto con la complicità dei sindacati che il 06 Settembre 2018 firmarono l’accordo con Arcelor Mittal ed oggi, come se non bastasse, insieme al M5S, ha continua a prendere in giro gli italiani raccontando la tragica favola di una fabbrica pulita e di un acciaio green.
Abbiamo deciso di non partecipare a questo “tavolo di confronto” – e da tutti quelli promossi da chi non crede che una Taranto senza inquinamento industriale possa esistere – perché non vogliamo renderci complici di nessuna operazione di green washing di nessun partito.
Insieme a tutte le associazioni, Flm-Uniti Cub e cittadini non abbiamo lavorato a Piano Taranto, presentando delle linee guida di un probabile Accordo di Programma, per chiedere una riconversione della fabbrica ad idrogeno o per chiudere la sola area a caldo: le proposte contenute in quel piano suggeriscono azioni concrete che si possono fare per cambiare davvero il volto di questa città.
Non ci saremo perché non credevamo all’acciaio brillante di Mittal e non crediamo all’acciaio verde del PD, del M5S, del premier Giuseppe Conte e del Ministro dello Sviluppo Economico; non crediamo ad altro che ai numeri di morti, malati e disoccupati che continueranno a crescere finché un solo motore di quella fabbrica sarà acceso.
Non ci saremo perché per noi Taranto Libera non è mai stato uno slogan.