Personaggi stucchevoli, esaltati, gonfi di retorica e di demagogia, iniziano a fare capolino.
Ed ecco che si spiegano la bontà nei mesi passati, o la valanga dei post sui social e dei comunicati, nonostante la pandemia.
Il candidato non poteva perdersi questa occasione, e, dunque, ecco pronto il concorso “So’ er mejo de tutti”.
Avete notato? Egli ha sempre le soluzioni in mano, si sente onnipotente, migliore degli altri.
Tuttavia, è bravo a camuffare la sua convinzione, dietro una falsa umiltà.
Il candidato è ora stranamente vicino al popolo, ne fa parte, lo vuole, lo adula e tutto è lecito pur di arrivare al risultato.
Consentito, seppur squallido, anche il lecchinaggio.
E poi cuori, like e abbracci che si sprecano!
Ma non era lui, il candidato tipo, lo spocchioso, fino a pochi giorni fa?
La città diventa per magia “sua”, una sua proprietà, un bene a cui ci tiene dalla nascita, seppur in cuor suo, o “dietro le quinte”, la qualifichi in maniera dispregiativa: troppo grezza, troppo volgare, troppo ignorante per la sua grandezza.
Proprio lui, o lei, che ha problemi persino con la lingua italiana! Lui che ha avuto il posto di lavoro chissà come, lui che i titoli è meglio comprarseli, perché “ao’, so’ più dritto degli altri!”, lui che ci prova, ad infinocchiare la gente, tanto basta poco.
Ecco, la politica è fatta da tanti “campioni” arrivisti e falsi, che oggi sono disponibili e domani chissà se ci riconosceranno (noi elettori siamo troppo stupidi ed inferiori a loro ora, figuriamoci dopo!). “Uniti, insieme”, ma lo stipendio va ad uno/a solo/a.
Il potere, le conoscenze “alte”, gli agi fanno gola, dai. Non prendiamoci in giro! Sono anni che ascoltiamo sempre le stesse cose e che tutti chiedono fiducia perché “sono diversi dagli altri”. Ma a che punto siamo? Io so solo che siamo colmi di “io ho fatto” (col fondo schiena degli altri, magari), “io ho la famiglia del mulino bianco” (beh, Clinton ha fatto scuola), “io valgo” (miss e mister, esclusivamente per le loro mamme, scendono in campo). Siamo saturi, sì. Ci avete fatto allontanare dalla politica vera. Se siamo effettivamente un popolo di disillusi o ancora di creduloni, lo scopriremo vivendo.
Ormai siamo giunti al punto di dire “vinca il meno peggio!”. In questo augurio c’è un unico perdente: l’elettore.
dott.ssa Gabriella Miglietta