L’assessore alla Risorsa Mare dell’amministrazione Melucci, Gianni Cataldino, ha incontrato questa mattina un gruppo di mitilicoltori concessionari, per discutere delle contromisure da opporre alla colonizzazione delle coltivazioni con cozze provenienti dall’estero.
Si tratta di una pratica che si sta diffondendo negli ultimi tempi: alcuni produttori acquistano cozze già cresciute in altri compartimenti e dall’estero, principalmente da Grecia, Turchia e Spagna, per poi impiantarle in Mar Piccolo affinché ottengano lo status di cozza tarantina. «In questo modo si innesca un processo di indebita concorrenza con le cozze autoctone – ha spiegato l’assessore –, poiché sul mercato questi mitili nati altrove arrivano con dimensioni maggiori e anche con prezzi inferiori. Tra l’altro, mentre il secondo seno di Mar Piccolo ha la classificazione “A”, non è nota la classificazione delle acque nelle quali sono cresciute le cozze straniere prima di essere impiantate qui».
Il rischio è che questa pratica, sulla quale non ci sono vincoli particolari di natura europea, possa costringere i produttori di autentica cozza tarantina a distruggere i molluschi. In loro soccorso arriverà il Piano delle Coste redatto dall’amministrazione Melucci, che una volta effettivo prevedrà il divieto di reimmergere in Mar Piccolo molluschi che non siano autoctoni.
Nel frattempo, però, l’assessore Cataldino ha già dato mandato agli uffici comunali competenti di coordinarsi con Asl Taranto e Arpa Puglia per predisporre un’ordinanza sindacale che anticipi gli effetti del Piano. «Trattandosi di un sistema chiuso – ha spiegato l’assessore riferendosi alla filiera produttiva della cozza tarantina – possiamo derogare alle norme europee che oggi consentono l’utilizzo di molluschi non autoctoni nelle nostre acque».
I mitilicoltori, infine, hanno chiesto all’amministrazione di monitorare il percorso di classificazione del primo seno di Mar Piccolo. «Oggi è classificato “B con possibilità di captazione del seme”, e null’altro – ha spiegato Cataldino –. Ho preso l’impegno con i produttori di seguire le attività di Asl e commissario alle bonifiche, perché venga data priorità a quelle che consentiranno di ottenere la classificazione “A”».