«Il caldo torrido di queste ore non attende i tempi della burocrazia. Siamo lieti che la Regione Puglia, recependo la nostra istanza in merito alla revisione dei volumi d’acqua dalla Basilicata, abbia sollecitato l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale a convocare il tavolo tecnico dedicato alla gestione specifica dello Schema Agri-Sinni, ma non c’è tempo da perdere».
Il presidente provinciale CIA Due Mari (Area Taranto e Brindisi) Pietro De Padova e il direttore provinciale Vito Rubino, firmatari della richiesta inoltrata il 19 giugno scorso al Prefetto di Taranto Martino Demetrio e al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano nella sua qualità di titolare della delega alle Risorse Agroalimentari, chiedono di accelerare perché le alte temperature registrate in questi giorni alimentano le preoccupazioni degli agricoltori.
Nella missiva, si auspicava un autorevole intervento per ottenere una rideterminazione dei volumi d’acqua dalla diga di Monte Cotugno e dalla diga di San Giuliano. Puglia e Basilicata sono comproprietarie al 50% della diga di San Giuliano e l’utilizzo della risorsa idrica dovrebbe essere equamente divisa fra le due regioni ma, di fatto, alla Puglia arriva solo il 30%. Una preventivata riduzione delle erogazioni del 25% – ingiustificata pur considerando il minimo vitale che deve rimanere nei due invasi – potrebbe determinare lo spostamento dei turni di irrigazione delle colture ogni 12 giorni, già paventato dal Consorzio Stornara e Tara di Taranto. In considerazione della richiesta formulata da CIA Due Mari, il Dipartimento Agricoltura – Sezione Risorse Idriche ha invitato l’Autorità di Bacino a provvedere a dare seguito a quanto preannunciato durante la seduta del 15 aprile dell’Osservatorio utilizzi idrici Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, «al fine di verificare l’andamento delle disponibilità idriche presso gli invasi Monte Cotugno e Pertusillo rispetto alle previsioni di bilancio – si legge nella nota – che contemplano la distribuzione delle erogazioni in riduzione del 25% per uso irriguo e 5% per uso potabile, ed eventualmente valutare una ridistribuzione del volume in eccesso tra i diversi utilizzatori».
Il presidente e il direttore CIA Due Mari fanno rilevare che non è stato coinvolto un Ente che non può essere escluso dalla concertazione. «Nella comunicazione manca, fra i destinatari della missiva, un interlocutore privilegiato quale l’ex Consorzio di Bradano e Metaponto, in quanto il problema della riduzione idrica non è solo sulla Diga del Sinni – evidenziano Pietro De Padova e Vito Rubino – ma anche sulla Diga di San Giuliano gestita dall’ex Consorzio di Bradano e Metaponto attualmente Consorzio di Bonifica della Basilicata, così come evidenziato nella nostra nota del 19 giugno».