“Secondo uno studio dello Svimez, la chiusura dell’ex Ilva comporterebbe una perdita di 3,5 miliardi annui per il Pil italiano, in particolare quello pugliese. Lo studio ha sicuramente il merito di cercare di fare chiarezza su un tema spesso usato in modo strumentale per difendere l’operato di chi ha inquinato e continua a inquinare Taranto. Ma proprio nel nome della chiarezza, andrebbero fatte alcune precisazioni. Lo studio, infatti, si riferisce a un modello elaborato sui dati di produzione e occupazione del periodo 2013-2019 e dunque non prende in considerazione esternalità negative che gravano considerevolmente sui numeri del Piano industriale che la stessa ArcelorMittal si è impegnata a realizzare entro il 2023. Piano già smentito in pochi mesi di gestione e ben prima della crisi del coronavirus. Lo abbiamo visto con i tagli al personale, che rappresentano una parte importante del ‘peso’ dell’ex Ilva sul Pil. E lo vediamo sotto il profilo ambientale: i dati degli ultimi 2 anni dimostrano che le emissioni di Pm10 e benzene prodotte dal polo siderurgico inquinano più dell’Ilva che fu posta sotto commissariamento. Tutto ciò ha un costo ambientale, sanitario ed economico (si pensi agli impatti su turismo e agricoltura) che lo Svimez non fotografa adeguatamente, come abbiamo messo in chiaro con uno studio elaborato dal nostro Osservatorio Tri.0. Così come non viene fotografato il fatto che il settore dell’acciaio è un mondo in evoluzione (e per l’Europa in involuzione), per cui i livelli di produzione del passato resteranno comunque irraggiungibili, anche nella migliore delle ipotesi. Quello che diciamo da tempo, e i fatti purtroppo ci stanno dando ragione, è che bisogna investire subito sulle alternative all’acciaieria. Il Green New Deal e il Just Transition Fund sono una grande occasione che Taranto non puo’ disperdere. I costi sociali ed economici di un eventuale ridimensionamento dello stabilimento, e persino di una sua eventuale chiusura, potranno largamente venire compensati da una strategia di riconversione produttiva incentrata sugli investimenti verdi. E’ questo il futuro a cui dobbiamo guardare”. Lo dice Rosa D’Amato, eurodeputata tarantina, commentando lo studio dell’Osservatorio Tri.0, osservatorio promosso e creato dalla stessa D’Amato nel 2018 per promuovere la Terza rivoluzione industriale in Italia e in particolare nel territorio jonico. Per consultare lo studio: https://bit.ly/tarantotrizero-pil