Nei giorni scorsi, si sono nuovamente accessi i riflettori sulla struttura Hotspot di Taranto, all’indomani del trasferimento al suo interno di 120 tunisini clandestini sbarcati sulle coste dell’agrigentino che nell’hub sono stati messi in isolamento (quarantena) per 14 giorni.
Alla luce della decisione assunta dal Viminale, le Segreterie Provinciali del cartello dei sindacati di Polizia composto da SIULP – SAP- SIAP – FSP, in queste ore, hanno inviato una minuziosa nota al Ministro dell’Interno Lamorgese, al Capo della Polizia – Direttore Generale della P.S. Prefetto Franco Gabrielli, al Prefetto e al di Questore Taranto, alla Direzione Centrale della Immigrazione del Ministero dell’Interno oltre che alle Segreteria Nazionali, in ordine alla situazione dell’Hotspot di Taranto.
Un “reportage sindacale” – di cui si attendendo esiti e riscontri – che analizza le criticità correlate alla gestione della struttura e agli ambiti operativi delle Forze di Polizia ivi impiegate correlata ad una valutazione anche abbastanza critica sia degli aspetti sanitari che della sicurezza e salute sul posto di lavoro (D.L. 81/2008) collegata all’emergenza da coronavirus Sars – Covid19.
I sindacati hanno agito in funzione di R.L.S. (Rappresentanza dei Lavoratori della Sicurezza) e in primo luogo hanno sottolineato come mal si concilia la lunga convivenza dei profughi nel centro. I sindacalisti infatti, sono abbastanza impensieriti per la salute dei Poliziotti che vi operano dato che avrebbero avuto la conferma che sul luogo dello sbarco in Sicilia, durante lo screening sanitario a loro riservato, non sono stati effettuati i tamponi per escluderebbe o confermare una eventuale infezione del virus
Tra l’altro, la situazione sanitaria nei loro paesi, era già critica prima che scoppiasse la pandemia. Infatti, è altissimo il numero di malati affetti dalla malaria, tubercolosi e HIV.
Sul piano medico-sanitario, è sembrato persino inopportuno, sottoporli allo spostamento da un luogo all’altro, quando invece, a fronte dell’attuale stato emergenziale, andavano probabilmente tenuti in quarantena nel luogo in cui sono clandestinamente sbarcati.
Distanziamento e uso dei dispositivi, sembrano le misure di base e indispensabili per una convivenza che durerà diverse settimane. Ma i sindacati nutrono forti dubbi che le stesse vengano osservate.
Vi sono alcune contraddizioni di fondo atteso che a tutta la popolazione ma anche a tutti i lavoratori di ogni comparto, compreso quello della sicurezza che ha recepito ed applicato alla lettera, le disposizioni della Direzione Centrale di Sanità, stante le decisioni del Comitato Tecnico Scientifico di cui si è avvalso l’esecutivo di Governo, ha decretato drastiche misure di distanziamento sociale e la profilassi che tutti conosciamo, misure che milioni di italiani hanno osservato.
Di fatto, non è stata decretata la fine della pandemia e il sito dell’Ambasciata d’Italia a Tunisi, osserva che l’autorità di Governo, pur stabilendo drastiche misure di distanziamento sociale e di confinamento, non è riuscita a contenere i contagi da coronavirus, in un paese che tra l’altro rischia il collasso per il fragile sistema sanitario. Il virus invisibile che non ti mostra il suo passaporto, è sbarcato in Africa con qualche settimana di ritardo rispetto all’Europa e nel mondo ha già registrato oltre 6 milioni di casi!!
Alla luce di questa nuova esigenza-emergenza, i sindacati hanno chiesto di far intervenire nel centro, il Dipartimento della Salute e di Prevenzione dell’Asl di Taranto per esaminare la situazione e hanno richiesto un presidio medico permanente al suo interno. Richiesta, rivolta al Prefetto, massima rappresentanza del Governo, poiché, ad esso competono le funzioni essenziali per le politiche dell’accoglienza e per la gestione delle emergenze a fronte dell’attuale gestione del centro: “una emergenza nella emergenza”.
Le precedenti conduzioni da parte degli enti a cui veniva affidato l’hotspot, ci restituiscono una gestione criticabile e per certi versi “fallimentare” che non vorremmo si ripetesse. Abbiamo osservato come varie volte, per le inadempienze di altri soggetti, è intervenuto il personale della Polizia di Stato, sopperendo con atti di buona volontà e di buona pratica. Ma non possiamo fungere da “società di muto soccorso” o da “multiservizi”, per quanto la nostra vocazione è quella di rimanere vicino a tutti e a tutto.
Le nostre osservazioni sono state ribadite anche al Questore di Taranto al quale abbiamo chiesto di individuare i livelli di responsabilità e ridefinire i ruoli e le competenze in ordine alla gestione dell’Hotspot, necessità da egli ampiamente condivisa.
Infine abbiamo approfondito un’altra questione che è legata alle finalità del centro e soprattutto alla permanenza degli extracomunitari nell’hub per almeno 14 giorni.
Sappiamo che stante le allora esigenze di Governo, del Viminale e della Direzione Centrale dell’Immigrazione oltre che della Comunità Europea e stante i decreti normativi, nel 2016, l’Hotspot di Taranto, viene realizzato per ospitare temporaneamente i profughi, pertanto la struttura viene attrezzata in maniera tale da potere adottare le c.d. procedure operative standard (SOP) che consentono una rapida identificazione, registrazione e foto segnalamento con raccolta delle impronte digitali.
Pertanto ci siamo posti alcune domande: l’Hotspot di Taranto, in queste ore, ha mutato la sua originaria conformazione ovvero ha cambiato le sue finalità? Sono stati emessi dalle Autorità competenti, provvedimenti specifici che hanno trasformato la sua “destinazione d’uso” (tipo CARE) o direttive da parte della Commissione Europea, rispetto alle procedure e ai tempi di trattenimento negli hub di identificazione appunto classificati centri di accoglienza temporanea?
Siamo certamente di fronte ad un evento straordinario legato alla emergenza sanitaria e possiamo immaginare come questa, probabilmente, possa rappresentare un’opera di alleggerimento – come tra l’altro già accaduto in altre occasioni con i profughi provenienti da Ventimiglia o da altre zone del confine settentrionale. Tuttavia, abbiamo motivo di ritenere come la struttura, non abbia tutti i servizi ovvero non sia idonea per sostenere una permanenza così lunga di un numero significativo di persone a maggior ragione se poi consideriamo tutte le altre ragioni fin qui esposte – quella di ordine sanitaria in testa.
E’ una struttura persino diversa da tutte quelle classificate come Hotspot poichè si compone di sole tensostrutture e da moduli prefabbricati in uso al personale della Polizia di Stato (Polizia Scientifica, Ufficio Immigrazione, Digos, Squadra Mobile) ed è perimetrata da una recinzione la cui altezza è pressoché due metri, facilmente valicabile.
“Lavorare nei containers, poi, non è certo il massimo: siamo ai limiti delle degenza umana….”
Questa è una struttura che probabilmente non nasce sotto una buona stella ed in pochi anni dalla sua apertura, ha sempre fatto parlare di sé: ispezioni ministeriali, visite istituzionali e delle commissioni parlamentari, indagini conoscitive da parte delle associazioni che studiano o sostengono
le politiche migratorie e assistenziali. Alcune organizzazioni di questo cartello, hanno evidenziato persino problematiche ambientali, legate alla vicinanza dell’hotspot alla più grande acciaieria d’Europa e ad altri impianti di notevole impatto ambientale, rese evidenti dalla spessa patina di polvere dal colore rossastro che ricopre le tensostrutture e i container che compongono il centro.
Non ultima, animati da uno spirito costruttivo, i Segretari Provinciali del cartello sindacale, nella qualità di RLS, in questi giorni, hanno svolto una visita in Hotspot in ordine alla 81/2008 (sicurezza posti di lavoro) nel corso della quale, sono emerse alcune criticità (pulizie, climatizzazione, moduli spogliatoi inesistenti [considerato che è necessario bardare i colleghi dei relativi DPI], servizi sanitari, aggiornamento del DVR – Documento di valutazione rischi).
Sulla materia, il Questore di Taranto, come parte datoriale, ha mostrato sensibilità sui punti da noi espressi e si è mostrato disponibile a recepire ogni aspetto e a dialogare con i sindacati, attesa la delicatezza ed importanza della materia. Ci ha chiaramente rassicurato che sul piano preventivo- sanitario, il personale della Questura, dispone in quantità più che sufficienti dei dispositivi di protezione DPI (tute, mascherine Ffp3, mascherine chirurgiche, guanti e visiere). Non sappiano al momento se tali garanzie vi sono anche per il personale del XV Reparto Mobile di Taranto o di altri reparti aggregati che concorrono nei i servizi all’Hotspot. Questo ce lo dovrà dire il loro datore di lavoro da cui dipendono!!
Ma la nostra disamina e le nostre visite continueranno anche nelle prossime settimane….
Il cartello sindacale, in tale ottica, è già divenuto “osservatorio speciale” e non mancherà di sottolineare eventuali situazioni critiche e situazioni che mal si conciliano con l’attività dei poliziotti.