Un Assistente Capo Coordinatore del Corpo di Polizia Penitenziaria, di circa 50 anni, originario della provincia di Taranto e da molti anni in servizio nella casa di reclusione di Padova, si è tolto la vita. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Siamo sconvolti: sembra non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quattro Corpi di Polizia dello Stato italiano”, dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Siamo sconvolti. L’uomo era benvoluto da tutti, sempre allegro e simpatico. Faceva servizio nella Portineria del carcere. Nessuno mai ha percepito un suo disagio.”
Capece non entra nel merito delle cause che hanno portato l’uomo – sposato – a togliersi la vita, uccidendosi con l’arma di ordinanza, ma sottolinea come sia importante “evitare strumentalizzazioni ma fondamentale e necessario è comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto. Ripeto: i colleghi mi riferiscono che nessuno aveva percepito un suo eventuale disagio. Quel che è certo è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria e il Ministero della Giustizia sono in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. Al ministro Bonafade ed ai Sottosegretari di Stato Andrea Giorgis e Vittorio Ferraresi chiedo un incontro urgente per attivare serie iniziative di contrasto al disagio dei poliziotti penitenziari”.
“Questo è il secondo suicidio nelle file della Polizia Penitenziaria dall’inizio dell’anno, Lo scorso anno 2019 sono stati 11 i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita: il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non possono continuare a tergiversare su questa drammatica realtà”, conclude. “Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria. Non si perde altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria è irresponsabile. Rinnovo il appello al Ministro Bonafede: non si può e non si deve perdere altro tempo su questa grave, inquietante ma ancora troppo trascurata drammatica realtà!”.