Le nuove prospettive del porto di Taranto iniziano evidentemente a creare importanti fastidi. Addirittura è stata proposta in Parlamento una maldestra interrogazione parlamentare da parte dell’onorevole D’Attis di Forza Italia e una richiesta di acquisizione atti da parte degli esponenti di Fratelli D’Italia Galantino e Gemmato. Al coro si è aggiunta poi anche la voce dell’On. Lucaselli, sempre di Fratelli d’Italia.
All’origine della loro presa di posizione, niente meno che l’italica difesa del porto di Taranto dagli interessi cinesi! Il pretesto è stato il probabile insediamento, presso l’area dell’ex yard Belleli, del gruppo Ferretti, reo di essere di proprietà cinese, benché con competenze e personale italiano. A questo proposito le considerazioni sono diverse: anzitutto è assai probabile che gli onorevoli in questione non siano a conoscenza che la Ferretti non acquisirà la maggior parte delle aree portuali ma un’area assai inferiore per fare cantieristica nautica e ricerca. La maggior parte delle aree portuali verranno, infatti, concesse alla Yilport (turca) per i traffici logistici.
In secondo luogo non abbiamo mai sentito prima, da nessuno dei quattro onorevoli, una parola in favore del nostro porto per cercare nuovi investitori “non cinesi”. Ora però intervengono per scongiurarne la ripartenza, con una motivazione pretestuosa e tipica del modo di fare strumentalizzazione politica spicciola cui ci hanno abituati. Nel caso dei primi tre sorge spontaneo anche un ulteriore dubbio: non è che piuttosto stanno difendendo gli interessi di campanile delle proprie città di origine, Brindisi e Bari? Temendo, più che i cinesi, la rinascita di Taranto, affezionati magari all’idea che il nostro territorio debba servire solo alle economie delle altre città pugliesi?