“Agli intollerabili ritardi dei pagamenti della Cig per milioni di lavoratori, si aggiunge la mancata percezione della realtà industriale italiana da parte del Governo. Già prima del Coronavirus eravamo in una situazione complicata, ora ci troviamo in una condizione post bellica, con settori fondamentali e trainanti come l’auto, la siderurgia e gli elettrodomestici fermi o al minimo produttivo con milioni di lavoratori immersi nell’incertezza occupazionale. Occorre che il Governo passi da misure di pura assistenza, che servono in una situazione emergenziale, alla definizione di politiche industriali per rilanciare il nostro Paese ed evitare la criminalizzazione dell’industria, unico volano per la ripresa italiana”. Così Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, nel suo intervento a “Studio 24” su Rainews 24.
“C’è grande tensione, paura ed incertezza in milioni di lavoratori della manifattura – dichiara il leader Uilm – La mancanza di progettualità, di politiche industriali e investimenti per favorire la ripresa peggiorano ulteriormente questa situazione che rischia di far diventare l’Italia una polveriera sociale”.
“La situazione dell’ex Ilva sta diventando sempre più drammatica di ora in ora – sottolinea – Da questa mattina centinaia di lavoratori dell’ex Ilva di Genova sono in corteo per manifestare contro la decisione dell’azienda di rimettere in cig 200 lavoratori dopo quindici giorni dalla ripartenza produttiva. A Taranto sono in cig 4 mila persone, con una perdita salariale mensile di almeno 600 euro, e con prospettive future avvolte nell’indeterminatezza. È urgente un incontro con il Presindente del Consiglio Conte e il ministro Patuanelli”.
“Il settore dell’auto – sottolinea – è in una situazione di enorme difficoltà. Il prestito garantito a Fca deve essere finalizzato al rispetto del piano industriale di 5 miliardi, alla salvagurdia dei 16 stabilimenti italiani, dei 55mila dipendenti e degli oltre 400mila lavoratori della filiera, anche in vista della fusione con Psa. La decisione di Fca di spostare la sua sede fiscale in Olanda risale al 2014 e fu una scelta grave che non condividemmo. Ora bisogna uscire dalla sterile polemica politica e avviare una seria discussione industriale ed economica che chiarisca questa situazione”.
“Il sistema industriale – conclude – è stato criminalizzato in questi anni ma resta imprescindibile per la ripresa del nostro Paese. Il Governo metta in campo ogni strumento e investimento a sua disposizione per far ripartire l’Italia, altrimenti nei prossimi mesi e anni raccoglieremo solo macerie e la tenuta sociale sarà a forte rischio”.