Gli ulteriori e immotivati collocamenti in Cassa Integrazione di altri 1000 addetti circa dello stabilimento ex Ilva di Taranto, comunicati in queste ore ai diretti interessati da Arcelor Mittal, rappresentano un grave e inaccettabile atto di arroganza e protervia dell’azienda che continua a calpestare la dignità di questo territorio e quella dei lavoratori. Quel che più sconcerta, infatti, è che questa scelta, che inevitabilmente avrà ripercussioni pesanti sul piano sociale in un momento già gravissimo per l’economia nazionale, non sia stata neanche preventivamente comunicata ai sindacati, nonostante proprio ieri si sia svolto un incontro tra le parti per discutere di alcuni blocchi e ritardi nella ripartenza di impianti e reparti. Di fatto ora stabilimento andrà avanti con soli 2 mila addetti. Sono ore di sgomento ed incredulità in fabbrica. C’è quasi uno stato di smobilitazione, con disorientamento dei residui 2000 operai che restano sugli impianti. Davvero così non si può andare avanti! Servono indirizzi chiari da parte di chi in questo anno di gestione ha mostrato solo di saper disattendere gli accordi presi con istituzioni, sindacati e città. A tutto questo bisogna aggiungere anche la questione dei ritardi nei pagamenti, da parte di Mittal, alle aziende dell’indotto che aspettano da mesi le liquidazioni di lavori fatti anche molto tempo fa, non potendo più sopportare rinvii che mettono seriamente a rischio l’esistenza stessa di molte piccole e medie aziende di questo territorio.A questo punto ritengo indispensabile che Arcelor Mittal chiarisca quali siano le reali motivazioni alla base di questa scelta e richiamo con forza la multinazionale al rispetto degli accordi sottoscritti con le istituzioni del nostro Paese e con quelle locali, non essendo più tollerabile che si continui a disporre, con una tale leggerezza, della vita di migliaia di persone in un intero territorio già gravemente ferito sotto il profilo sociale, sanitario e ambientale, che ormai ogni giorno si chiede cos’altro possa aspettare da questi nuovi “padroni dell’acciaio”. Auspico anche un intervento da parte del Governo centrale affinché, da un lato, si faccia carico di convocare Arcelor Mittal, richiamandola al rispetto degli impegni assunti, e, dall’altro approvi quanto prima il Decreto Legge per Taranto annunciato qualche mese fa nel corso della visita del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel capoluogo jonico. A questo proposito esprimo il mio apprezzamento per l’iniziativa assunta dal Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e dal Presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Gugliotti, i quali, con una nota trasmessa nei giorni scorsi, hanno rivolto un condivisibile e accorato appello direttamente al premier Conte, evidenziando la necessità di un tempestivo intervento da parte del Governo per fornire risposte alle esigenze della città.Le condizioni economiche, sociali e ambientali di questo territorio impongono un’assunzione di responsabilità larga e condivisa e non è più rinviabile il tema del rilancio di Taranto attraverso un investimento forte in termini di risorse per affermare un nuovo modello di sviluppo, al quale il Governo regionale crede fortemente, che sappia coniugare lavoro e ambiente, sottraendo la città da quel ricatto occupazionale che, da anni, la tiene sotto scacco. La Regione Puglia, con in primis il Presidente Michele Emiliano, sarà al fianco di cittadini e lavoratori in questa grande sfida, come sempre fatto, a tutela di salute, ambiente e tutela dei lavoratori.
MINO BORRACCINO ASSESSORE ALLO SVILUPPO ECONOMICO REGIONE PUGLIA