Gentile redazione di Puglia Time,
scrivo come imprenditrice, artista e tatuatrice di umili origini, che ha aperto il proprio studio tattoo a Trani (BT), dopo tanti sacrifici e senza chiedere aiuto alcuno. Ho aperto il mio studio appena il novembre scorso, poco prima che l’emergenza Covid esplodesse. E’ sembrato che il mio sogno si stesse tramutando in un incubo.
Sono passati due mesi da quando ho abbassato quella saracinesca che, con tanta fatica, lacrime e sudore, potevo finalmente chiamare “la mia attività”.In questi due mesi non sono stata insolvente sui fitti, i debiti e le spese di gestione che sono continuate a pervenire normalmente, nonostante le liquidità scarseggiassero.Ricordo a chi sta leggendo questa lettera, che la mia attività ha appena tre mesi di vita, ergo non ho avuto modo di accumulare grossi risparmi e non ho possibilità alcuna di richiedere un prestito per far fronte alle spese attuali e future, anche le spese necessarie per la riapertura.
Certo, in tutta Italia tanti altri si sono trovati nella mia stessa situazione: abbiamo stretto i denti e molti non ce l’hanno fatta. Chi resiste, come me, è oramai in ginocchio.A più di un mese dalla mia richiesta inoltrata e accolta regolarmente dall’INPS, dei 600€ neppure l’ombra. Ma non sono qui a lamentarmi e a colpevolizzare qualcuno circa lo sfacelo che la pandemia ha comportato per l’economia dell’intero paese, un paese con le sue inefficienze assolutamente impreparato a gestire una simile calamità.
Sono qui a comunicare la mia indignazione di fronte all’ordinanza del 7 maggio della Regione Puglia, per aver dimenticato una categoria professionale, quella dei tatuatori, troppo a lungo bistrattata: non abbiamo una rappresentanza, non un albo e non un peso politico a differenza dei colleghi professionisti parrucchieri ed estetisti che hanno ottenuto la riapertura anticipata al 18 giugno. I numeri contano, si, ma contiamo anche noi e anche noi facciamo parte del tessuto economico e sociale di questa regione.Noi più di chiunque altra attività che opera nel settore dell’estetica siamo pronti e competenti per affrontare la celebre FASE 2 di questo contagio.
Da sempre nella nostra prassi professionale siamo obbligati per legge all’uso di DPI quali mascherine, guanti, grembiuli e occhiali protettivi. Siamo obbligati per legge alla disinfezione e sanificazione degli ambienti, degli strumenti e delle superifici di lavoro, oltre all’uso di materiale sterile monouso di cui poi lo stockaggio e raccolta come rifiuti speciali pericolosi. E nonostante questo siamo stati esclusi. Perchè? Vogliamo una risposta.
Faccio presente che il nostro appello è stato accolto e portato in sede Parlamentare da due esponenti della destra italiana, ossia l’On. Mollicone di Fratelli d’Italia e l’On. Eugenio Zoffoli della Lega e che al di là del partito e idiologia politica abbiamo bisogno che qualcuno dia voce a noi dimenticati. Concludo riportando nel link sottostante la lettera aperta che una delle più grandi community social, IL TATUAGGIO, ha inviato al Governo ed altri esponenti di rilievo. Una delle tante lettere aperte, come la mia, che sono pervenute ai suddetti organi e che sono state puntualmente ignorate.
Infine in allegato è presente il protocollo igienico-sanitario di riapertura in sicurezza che la BODY ART ITALIA, unione delle principali associazioni di categoria tatuatori, piercer e dermopigmentatori italiani, ha predisposto per far fronte all’emergenza Covid19: che venga quantomeno preso in considerazione dalle autorità competenti per approntare una più sicura e celere riapertura degli studi presenti nella Regione Puglia, ma anche in tutta Italia.
Grazie per l’attenzione.
Cordialmente
Anna Lisa de Palma