Mentre l’attenzione era giustamente polarizzata sul coronavirus, l’ILVA ha continuato a inquinare.
Risultano infatti in forte aumento le emissioni di benzene e di polveri sottili sia entro lo stabilimento sia nel quartiere Tamburi di Taranto.
Tutto questo non lo diciamo noi: lo dicono i dati di aprile. Tali dati sono stati registrati dalle centraline Arpa e Ispra collocate dentro e fuori dallo stabilimento.
Il raffronto dei dati di aprile 2020 è stato effettuato con i dati di aprile 2019.
Cosa emerge in questo raffronto?
Ad aprile 2020 il benzene risulta in aumento del +81% (media delle centraline di Via Orsini e Via Machiavelli nel quartiere Tamburi) rispetto all’anno precedente. Ancora peggiore è il dato della centralina Meteo Parchi (interna all’ILVA), nonostante il lockdown: +213% rispetto ad aprile dell’anno scorso.
Questo, a nostro parere, dimostra che vi è stato un forte aumento emissivo all’interno dell’ILVA (registrato dalle centraline poste dentro il perimetro della fabbrica) che è giunto sul quartiere Tamburi in forma attutita ma elevata, facendo registrare un significativo peggioramento della qualità dell’aria. Per chi non lo sapesse, il benzene è cancerogeno ed è classificato nel gruppo 1 dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS).
Che vi sia stato un peggioramento della qualità dell’aria connesso alle emissioni dell’ILVA è confermato, a nostro parere, anche dalle polveri sottili (PM2.5) che risultano in incremento del +78% nella centralina interna ILVA sita nell’area Meteo Parchi. Tale incremento rispetto al mese di aprile dell’anno scorso si è riverberato sul quartiere Tamburi dove si è registrato un +38% di PM2,5 in via Orsini. Come si puo notare è un chiaro indicatore dell’origine dell’inquinamento il fatto che l’incremento risulti superiore all’interno del perimetro dello stabilimento e inferiore nel quartiere Tamburi. I dati delle centraline infatti “tracciano” l’origine se letti attentamente in questo modo.
In conclusione – elaborando i dati ufficiali delle centraline interne ed esterne allo stabilimento – emerge ad aprile un peggioramento della situazione emissiva all’interno dell’ILVA che ha fatto registrate un forte incremento di benzene e polveri sottili rispetto ad aprile 2019 e che si è riverberato sul quartiere Tamburi in forma più o meno dimezzata ma comunque significativamente superiore al corrispondente dato dell’anno scorso. E’ importante notare che l’incremento inferiore dell’inquinamento nel quartiere Tamburi – rispetto al dato registrato dentro lo stabilimento – è determinato dal “fattore distanza”, non dalla copertura dei parchi minerali. Ossia nell’emissione della massa degli inquinanti, essi si sono diluiti in ragione della distanza percorsa, riducendo proporzionalmente la loro concentrazione, giungendo tuttavia a superare notevolmente il dato dell’aprile 2019.
Dobbiamo purtroppo segnalare come la copertura dei parchi minerali ILVA – che ha ridotto l’imbrattamento visibile – non abbia avuto alcun effetto significativo sull’abbattimento delle polveri invisibili, ossia le polveri sottili PM2,5. La copertura trattiene infatti solo le polveri grossolane che per gravimentria ricadono al suolo, mentre le polveri sottili rimangono invisibili nell’aria, “galleggiando” senza poggiarsi al suolo. Ciò pone in evidenza come la minaccia alla salute, costituita dalle polveri sottili, richiederebbe investimenti che non sono stati ancora effettuati, continuando a esporre la popolazione del quartiere Tamburi a un rischio sanitario non accettabile. Auspichiamo che la giusta attenzione al coronavirus si estenda all’impatto sanitario dell’inquinamento industriale, attraverso un monitoraggio mensile e rendicontato ai cittadini, così come avviene per il coronavirus.
I dati delle centraline sono stati elaborati con la piattaforma Omniscope che mantiene costantemente sotto controllo la situazione dell’inquinamento e che è consultabile 24 ore su 24 sul sito di PeaceLink. Il costante monitoraggio, elaborato in real-time sul sito di PeaceLink, costituisce il primo esperimento in Italia di questo tipo e rientra nel progetto di citizen science da tempo avviato dall’Associazione.
Le centraline Arpa e Ispra possono essere infatti consultate online tramite Omniscope su www.peacelink.it/ariataranto ottenendo grafici ed elaborazioni statistiche in tempo reale sulla base di interrogazioni dell’utente che può comparare le centraline dislocate sul territorio e nella fabbrica, sia in modo sincronico sia in modo diacronico.
PS – Nei comunicati parliamo di ILVA e non di ex ILVA in quanto la proprietà dello stabilimento non è di ArcelorMittal e lo stabilimento in quanto tale risulta ufficialmente “ILVA”.
Alessandro Marescotti Presidente PeaceLink