“I consumi sono crollati di oltre il 30%, i fatturati sono in ginocchio, le imprese sono in totale debito di ossigeno. Il Coronavirus, dopo le vite umane si sta portando via anche le nostre storie ed i nostri sacrifici. Ci sta uccidendo due volte”.
E’ un grido di dolore quello di Leonardo Giangrande, presidente provinciale di ConfcommercioTaranto che, facendosi portavoce delle tante richieste di aiuto raccolte in queste settimane attraverso il filo diretto mai interrotto, nonostante le chiusure forzate, con gli associati ed i dirigenti sindacali, invita il presidente Carlo Sangalli a proseguire, sulla strada già tracciata dalla Confederazione, ed a incalzare il Governo affinché adotti misure più efficaci per impedire la morte di migliaia di micro, piccole e medie imprese, il cuore pulsante della economia italiana.
In questi giorni di attesa e di ansia, in vista della fatidica data del 4 maggio, quando alcune attività potranno riaprire, ci si affanna nella ricerca di percorsi che consentano una ripartenza incoraggiati da un minimo di speranza di poter andare avanti, seppure rassegnandosi a flussi di cassa ridotti all’osso che consentano almeno i pagamenti.
“E’ innegabile però che non tutti riusciranno ad andare avanti – commenta con amarezza Giangrande- alcuni tenteranno, affronteranno con l’animo pieno di incertezze l’incognita dei mesi a venire, sapendo che a giugno ci sono già i pagamenti delle tasse per ora solo rinviate.”
Le richieste di supporto tecnico, ed in qualche caso addirittura psicologico, sono continue: l’accesso al credito, laddove vi siano le premesse (le posizioni debitorie rappresentano infatti un grosso ostacolo) costituisce un problema.
“In questi giorni con i nostri dirigenti e con lo staff tecnico del nostro Confidi Confcommercio Puglia stiamo attivando i nostri canali per favorire e velocizzare gli iter burocratici. Talune volte ci sembra di andare ad impattare contro un muro, e probabilmente neanche per colpa del sistema bancario, quanto meno non di quello locale delle BCC, in larga massima al nostro fianco per favorire la ripresa economica del territorio. Diversamente i grandi gruppi bancari: troppa burocazia, troppi passaggi incomprensibili in una fase in cui il danaro serve come un farmaco salvavita da somministrare senza tener conto delle controindicazioni, per impedire la morte del paziente. Il Governo doveva snellire al massimo questo processo di concessione del prestito garantito, anzi addirittura aumentare la soglia dei 25 mila euro, ed invece che si fa? Si perde tempo, si richiede documentazione.”
Quanto alle altre forme di aiuto alle imprese: tutte discutibili, dal bonus da 600 euro, limitato e non ancora riscosso dalla maggior parte dei beneficati, alle misure di sostegno al lavoro, accessibili attraverso ben 5 percorsi diversi, tutti complicati e soprattutto con la grossa negatività che le banche non sono disponibili ad anticipare le somme necessarie, per cui i dipendenti non percepiscono il reddito. Non diversamente le locazioni commerciali: il credito di imposta lo si è limitato alla sola categoria catastale C1 (botteghe e negozi), ma non è stato esteso ai contratti di affitto di azienda.
“Insomma – conclude Giangrande – un vero disastro. Come potremo superare il lockdown? Siamo preoccupatissimi e non solo per chi dovrà ancora restare fermo dopo il 4 maggio, come tutto il settore del turismo (alberghi, extra alberghiero, professionisti del turismo, spiagge, servizi di trasporto), del tempo libero( discoteche, cinema) della cultura, i pubblici esercizi (bar, ristoranti), ma anche per chi avrà modo di partire, non si sa come e sino a quando. Tra misure di contenimento, costi di igiene, tratte da pagare della merce arrivata e non venduta, fitti, oneri, personale e tassazione solo differita, non sappiamo davvero quali scenari verranno a delinearsi. Noi siamo come un paese uscito da una guerra che vive una situazione eccezionale e che per questo richiederebbe misure eccezionali per far fronte alla emergenza. Speriamo davvero in un cambio di rotta, perché altrimenti non sappiamo come reagiranno gli imprenditori e se noi associazioni potremo contenerne la rabbia .”