Le pagine dei quotidiani locali della carta stampata e del web, fino a metà gennaio scorso, non è che rappresentavano una situazione economica brillante della provincia di Taranto, anzi, ricordiamo i travagli che tutte le attività economiche, ormai allo stremo, stavano vivendo da lungo tempo.
Ora, questo stesso territorio, Taranto e la sua provincia, sono parimenti colpiti, come tutto il resto del paese, dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria e cioè da un’ulteriore emergenza che è diventata in breve tempo anch’essa molto grave, la crisi economica che inevitabilmente sta colpendo il nostro paese in seguito al dilagare dell’epidemia e delle dure restrizioni imposte dal governo nazionale per arginarne il diffondersi.
A Taranto quindi si raffigura la tempesta perfetta? Crediamo purtroppo di si, la crisi da covid si somma all’atavica grave crisi economica e sociale tutta sua di Taranto. Incredibile ma vero.
La maggior parte delle nostre attività, dalla ristorazione all’edilizia, dalle botteghe artigiane ai parrucchieri, dai centri estetici ai bar, dagli autoriparatori agli impiantisti, dai negozi di abbigliamento e così via, sono ormai ferme da settimane con conseguenze tragiche per ognuna di loro, perché, ricordiamolo sempre, dietro un piccolo imprenditore ci sono sempre una o più famiglie che vivono del lavoro dell’azienda spesso come unica fonte di reddito.
A Taranto c’era già una economia da ricostruire anche fisicamente, basti pensare alle tante strade spoglie di insegne e vetrine, oggi l’entità della ricostruzione sociale ed economica sarà ancora più difficile, con delle ulteriori complicazioni.
Cambierà, inevitabilmente, il modo in cui la società si approccerà con il mondo che la circonda, ci sarà un clima di diffidenza reciproco che sicuramente non favorirà la ripresa e tutti dovranno essere bravi a mutare le rispettive attività in base al periodo che si troverà a vivere cercando di venire incontro alle esigenze di un mondo che non sarà più quello di prima.
Ma per essere messe in condizione di poter fare tutto questo, le piccole e medie imprese non devono essere lasciate sole dallo Stato e dalle istituzioni locali, servono misure radicali che facciano sì che nessuno, finita questa fase emergenziale, debba abbassare la saracinesca definitivamente, di quelle attività che sono rimaste ancora iscritte alla Camera di commercio.
Le misure relative all’erogazione di liquidità immediata da parte degli istituti di credito, con garanzia da parte dello Stato, sono tutte da verificare, vedremo se sono concrete e facili da ottenere, ma certamente non bastano. Sempre sul tema del credito è indispensabile la sospensione almeno per i prossimi 5 anni di Basilea 2 e 3, che sono di fatto inapplicabili nella situazione attuale appartenendo ad un mondo che ormai non esiste più e che impiegherà anni per tornare alla normalità.
Ma c’è un punto che i nostri artigiani, commercianti, i nostri piccoli imprenditori di Taranto chiedono a giusta ragione, facendo un ragionamento di una logicità chiarissima: se un’impresa incassa zero, deve pagare zero. Non è possibile prevedere il rinvio del pagamento di tasse, imposte, tributi e contributi in questo periodo, serve solo il loro annullamento. Questa logica certamente andrebbe incontro alle reali esigenze degli imprenditori, specialmente quelli più piccoli, i più fragili, per dargli la spinta necessaria per far rialzare e ripartire la propria impresa.
Una sorta di semestre bianco dal punto di vista fiscale per tutte le pmi perché non si può chiedere a chi dovrà a fatica cercare di mantenere in piedi la baracca di pagare imposte salate che sarebbero il colpo di grazia definitivo.
La piccola impresa è quel luogo dove l’imprenditore lavora gomito a gomito con in propri dipendenti, chiamandoli per nome, e in questo momento drammatico lo Stato deve mettere in condizione il datore di lavoro di non dover scegliere tra il pagamento degli stipendi e quello dei contributi previdenziali.
Per questo, come Confartigianato Taranto, riteniamo che al fine di mantenere stabili i livelli occupazionali ed evitare licenziamenti di massa si dovrebbe prevedere la totale decontribuzione del lavoro dipendente nelle pmi per tutto il 2020.
Al di là di quelle che sono le preoccupazioni per il futuro però Confartigianato intende portare un segnale di speranza ricordando, anche da Taranto, lo straordinario esempio che hanno dato gli associati della Confartigianato di Bergamo che, alla richiesta di 12 persone per la realizzazione del nuovo ospedale presso la fiera della città, hanno risposto in 250 facendo vedere di che pasta sono fatti gli artigiani e dando una dimostrazione di quei principi di solidarietà e sussidiarietà da sempre alla base della categoria e dell’associazione e che dovranno rimanere scolpiti nelle nostre menti per tanto tempo.
I piccoli imprenditori sono questo, sono coloro che sanno sempre rimboccarsi le maniche e ripartire anche quanto le difficoltà sono insormontabili, anche quando la notte non chiudono occhio pensando alle mille problematiche del lavoro, e per questo siamo convinti che, aiutati o no dallo Stato, ce la faranno.
In questi giorni che si avvicinano alla Pasqua è giusto evidenziare alcuni settori sicuramente tra i più colpiti, al pari di altri, da questa emergenza sanitaria ed economica che sono quelli dell’accoglienza, della ristorazione e della produzione dei dolciumi. Proprio in questi giorni prima di Pasqua come Confartigianato chiede ai cittadini di essere vicini alle aziende di questi settori acquistando le eccellenze gastronomiche ed i dolci della tradizione pasquali, che gli stessi producono, in ogni angolo della nostra Provincia, e che saranno felici di consegnarvi direttamente a casa vostra.
Taranto, 8 aprile 2020
Confartigianato Imprese Taranto