Caro Presidente,
mentre scrivo auspico quel ravvedimento operoso che da più parti si va chiedendo e che tutti pensiamo possa e debba arrivare … questa mattina milioni di liberi professionisti hanno letto l’art. 27 comma 1 del decreto legge n. 18 del 17 Marzo 2020.
Hanno appreso con grande sconcerto di essere stati esclusi da quel (seppur minimo) ausilio economico dei 600 euro una tantum, misura d’aiuto (?) prevista le partite Iva.
Sebbene questa misura dimentichi tante categorie professionali, parlo a nome di tantissimi colleghi essendo anche presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Taranto.
Sconcerto non rende l’idea, presidente Conte. Ma è la prima sensazione che si prova leggendo il decreto. Rabbia, forse, è la parola giusta. Rabbia verso una classe politica che non riconosce lo sforzo quotidiano di una categoria molto attiva (quella dei professionisti, in questo caso di noi Ingegneri) e sempre in prima linea per lo sviluppo e l’innovazione del nostro Paese.
Dunque sconcerto, rabbia, delusione e sconforto vista l’esclusione dalla platea degli aventi diritto agli incentivi e alle tutele inserite nel Decreto Marzo.
Per caso, risulta al Governo che i professionisti non stiano subendo, nel corso di queste settimane, un grave danno?
Abbiamo dovuto annullare tanti appuntamenti, e sembra assurdo doverlo rilevare, con i nostri clienti.
Abbiamo dovuto sottoscrivere non poche sospensioni dei lavori all’interno dei cantieri da noi diretti. Tante imprese, infatti, causa la difficoltà di approvvigionamento materiale e DPI, l’hanno richiesto.
Sono stati annullati tutti i corsi di formazione che ci avrebbero visto come relatori.
Ed è in corso, ovviamente, il rallentamento (con conseguente forte diminuzione…) delle procedure di gara bandite per gli incarichi professionali.
Certo, esiste il lavoro agile. Ma la sua casistica è limitata, se non limitatissima: coinvolge poche attività professionali, senza contare i ritardi che l’Italia paga su questo fronte innovativo.
Lavorare è difficile se non impossibile per tantissimi di noi!
Gli uffici pubblici non sono accessibili: anche redigere una banale pratica di ristrutturazione… sarà la vera impresa!
E non dimentichiamo certo i rischi del periodo: cantieri negli ospedali, nelle altre strutture sanitarie, le attività urgenti di supervisione e controllo di taluni impianti…!
Sin qui il presente surreale e dimenticato.
C’è poi il futuro, l’incognita: quando tutto questo sarà alle nostre spalle, speriamo presto, eventuali nuovi incarichi matureranno compensi nel lungo periodo.
E intanto? Le spese corrono. Chi pagherà l’affitto per noi? E il canone dell’auto… delle attrezzature… i software… le imposte… i contributi? Saranno ritardati, sì. Ma ci saranno! E dovremo prima o poi pagare le vecchie e nuove imposte… molte delle quali indipendenti dal fatturato e dal reddito. Inoltre, dovremo versare come tutti le tasse che inevitabilmente si aggiungeranno… per coprire le spese statali di oggi.
Ma non abbiamo diritto a nessuna forma di ausilio. Neanche l’obolo di Euro 600, una tantum.
Presidente Conte, forse il suo Governo è ancora in tempo per non sbattere definitivamente la porta in faccia a milioni di professionisti e quindi alle loro famiglie.
Le chiediamo dunque di introdurre un congruo ausilio per i professionisti iscritti alle Casse professionali.
Rimuova questa grave omissione.
Il Presidente
Ing. Giovanni Patronelli