In relazione all’emergenza epidemiologica da Covid-19 le attività di estetica e acconciatura pretendono chiarezza da parte delle istituzioni.
Le misure restrittive in materia di contenimento e contagio contenute nei Dpcm dell’8 e del 9 marzo 2020, non fanno riferimento infatti ai centri estetici e ai saloni di acconciatura. Non rientrando nella categoria dei “centri benessere” per i quali invece è stata disposta la sospensione dell’attività, queste possono dunque rimanere aperte. Fanno eccezione i centri estetici e i saloni situati all’interno di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, e centri termali. Quelli all’interno dei centri commerciali sono invece tenuti a chiudere esclusivamente nelle giornate di sabato e domenica.
“Una situazione contraddittoria”, a detta del presidente provinciale della categoria Ivano Mignogna che rischia di determinare un danno economico per le imprese del settore. L’attività nelle ultime due settimane si è già ridotta drasticamente, sebbene gli operatori stiano rispettando le misure igienico-sanitarie. “Si lavora al 10%. La clientela è diminuita, si teme la trasmissione del virus. – aggiunge Mignogna – Non si capisce bene per quale motivo si invita la gente a non uscire di casa ma non si assume una posizione chiara in merito alle nostra attività.”
Consapevoli di non offrire un servizio di primaria necessità, estetisti e acconciatori dichiara la disponibilità alla chiusura totale delle imprese per il periodo di protezione imposto dal Dpcm del 9 marzo, purché Governo e Regione Puglia garantiscano loro un sostegno al reddito. “Riteniamo che la chiusura non possa essere arbitraria, su decisione volontaria, – si legge in una nota inviata al presidente Michele Emiliano – ma deve essere dettata dalle istituzioni con garanzie per gli imprenditori dell’annullamento delle imposte nazionali, regionali e locali, dei contributi previdenziali, dei fitti e delle utenze maturate nei periodi di chiusura”.
Non di secondaria importanza è il fenomeno dell’abusivismo. “Noi rispettiamo norme rigorose e ci adeguiamo ai protocolli igienico-sanitari imposti dalle ASL territoriali. Che controlli ci sono per chi invece lavora casa per casa? – fa notare il presidente della categoria -In questa fase di preoccupazione generale è bene che la cittadinanza sappia che affidandosi ad operatori non regolari si esporrà ad un rischio sanitario maggiore e che non è circoscritto alla sola emergenza da coronavirus”.