Noi cittadini di Taranto, costretti a cercare giustizia presso i tribunali internazionali a causa dei decreti salva-Ilva, accogliamo con favore la recente ordinanza del Sindaco di Taranto Melucci che, in seguito anche agli ultimi preoccupanti fenomeni emissivi del siderurgico e in base al principio di precauzione, ordina all’azienda di individuarne le cause e di porre rimedio in 30 giorni. In mancanza si ordina di fermare gli impianti pericolosi dell’aria caldo entro 60 giorni.
Sosteniamo con forza questa ordinanza del nostro Sindaco con l’auspicio che non faccia passi indietro che ne possano compromettere l’efficacia.
Ricordiamo che con sentenza del 24 gennaio 2019, divenuta definitiva in data 24 giugno 2019, la Corte dei diritti dell’uomodi Strasburgo ha accertato la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione effettiva del diritto alla salute della popolazione residente nelle aree adiacenti agli impianti dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
In particolare, alla luce di numerosi studi epidemiologici, la Corte ha già confermato l’esistenza di un nesso di causalità tra l’attività produttiva dell’Ilva di Taranto e lo stato di grave criticità sanitaria nei Comuni circostanti gli impianti, caratterizzato da un significativo aumento del tasso di mortalità e di ricovero ospedaliero per alcune patologie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie e digestive (§ 106 e §§ 164-166).
Ed il governo italiano è chiamato nuovamente a fornire alla Corte dei Diritti dell’Uomo una risposta entro ilprossimo 26 aprile circa la violazione del diritto alla vita (art. 2 CEDU), del diritto al godimento della vita privata e familiare (art. 3 CEDU) e del diritto a un ricorso effettivo (art. 13 CEDU) per un altro ricorsopendente.
A Taranto bisogna innanzitutto ripristinare la legalità, fermando la pericolosa aria caldo, non a norma, sotto sequestro penale perché “ causa malattia e morte”, come è stato già fatto a Trieste e a Genova.
Il potenziamento delle infrastrutture e l’istituzione di una NO TAX AREA per imprese green ed innovative, come chiediamo dal 2012, permetteranno quello sviluppo e quella occupazione finora negate al nostro territorio martoriato e sfruttato da decenni con ogni nefandezza.